MONTAGNA
28 Dicembre 2011 - 17:43
In valle di Susa sono due le realtà che hanno aderito a “Genealp”, l’azienda agricola Agrinova di Susa e il Consorzio di sviluppo agricolo di Bousson. Agrinova è una realtà giovane in tutti i sensi, essendo nata da poco e condotta da Francesca Colombo, imprenditrice di soli 30 anni. Accanto a molte altre attività agricole tradizionali di montagna, come la viticoltura, l’apicoltura e la coltivazione dei piccoli frutti, Francesca Colombo e il compagno Luca Cavallo hanno deciso da alcuni di dedicare una parte, per il momento ancora piccola, del proprio lavoro, alla coltivazione del genepy. Lo hanno fatto in un terreno di Pragelato, perchè la coltura ha bisogno di quote elevate, tra i 1500 ed i 2000 metri, per esprimere tutte le proprie potenzialità.
Laureata in scienze forestali, con specializzazione in erbe spontanee alpine, Francesca ha iniziato ad interessarsi più specificatamente di genepy grazie ad una borsa di studio. Poi si è stufata della teoria ed ha voluto mettersi alla prova sul campo: i primi tentativi nel 2007 a Castello Borello, poi la scelta di Pragelato, in frazione Ruà, tre anni orsono, in un campo concesso dalla fondazione Guiot-Bourg. Lì ha messo dimora, insieme alla fondamentale pacciamatura con i teli perchè il genepy è delicato e patisce molto la concorrenza delle infestanti, le prime 3mila piantine. Poi l’anno successivo ha aderito con entusiasmo al progetto “Genealp”. «Abbiamo deciso di creare una rotazione con la stella alpina, per non consumare troppo il terreno; in italia questa pianta non ha ancora molto mercato dal punto di vista della trasformazione, ma in Francia sì, con l’uso in cosmetica, nella preparazione di saponi, e anche nella liquoristica». Per il momento quella di Pragelato è una piccola nicchia nel lavoro di Agrinova. «Il genepy necessita di molta cura, di diserbo manuale, per il momento non possiamo permetterci un’estensione maggiore». Ed anche la produzione è ancora piccola, pochi chili di piantine essicate, con tre canali di trasformazione e commercializzazione: la vendita al dettaglio di piccole quantità a chi voglia farsi il liquore in casa, la produzione diretta di liquore, con il metodo tradizionale di infusione in alcol e quello più naturale di sospensione delle piantine su una soluzione idroalcolica, che conferisce al prodotto finale trasparenza e delicatezza, mentre il rimanente viene venduto alle aziende che fanno liquore a livello industriale.
Ha scommesso sul progetto “Genealp” anche il Consorzio di sviluppo agricolo di Bousson. Nato nel 2002, al momento conta una ventina di soci, non solo della grossa frazione cesanese, e mette insieme terreni per 100 ettari sui 300 disponibili a Bousson. Dopo le esperienze con le antiche semine di orzo, segale e patate insieme all’associazione Arnica montana, il Consorzio ha recentemente allargato i propri orizzonti con l’acquisizione della nuova stalla del Lago Nero e, appunto, con l’adesione al progetto “Genealp”. «E’ due anni che produciamo genepy nei campi di Claviere e Bessen Basso - spiega Silvio Heritier, vigile urbano a Claviere, uno dei soci - nel 2010 la quantità è stata minima, ma quest’anno siamo riusciti a mettere insieme 10 chili di piantine essicate». Il Consorzio ha scelto la strada di trasformazione in liquore, grazie alla collaborazione della Dealp di Susa. «Ci ha fatto delle campionature e noi abbiamo scelto il dosaggio che ci pareva migliore, a quel punto ci ha confezionato le bottiglie, in cui grazie all’interessamento delle due amministrazioni abbiamo apposto anche il logo dei Comuni di Cesana e Claviere». I canali di commercializzazione per il momento e vista la modica quantità sono quelli locali, in particolare negozi, supermercati e ristoranti. «Alcuni alberghi ci hanno richiesto delle bottiglie da 10 cc per offrirle ai loro ospiti delle settimane bianche».
di Claudio Rovere
13 dicembre 2011
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