MANOVRA
15 Dicembre 2011 - 21:49
Nella manovra di Monti c’è l’abolizione, nei fatti, delle Province. Entro la fine del prossimo anno diventeranno enti non più guidati da un presidente e un consiglio eletti dai cittadini ma “enti di secondo livello”. Resterà in piedi solo il consiglio (vengono aboliti gli assessori) con un massimo di 10 consiglieri. Questi saranno scelti in base a una nuova legge dall’assemblea dei sindaci del territorio. Tra questi consiglieri verrà scelto un presidente.
Fatte salve le funzioni conferite dalla normativa vigente, le attività delle Province sono trasferite ai Comuni, salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite alle Regioni, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Le leggi regionali provvedono anche al trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali per l’esercizio delle funzioni trasferite.Gli organi in carica delle Province decadono al momento dell’entrata in vigore delle leggi statali o regionali di trasferimento delle funzioni e comunque decadono entro il 31 dicembre 2012.Per il presidente della Provincia di Torino Antorio Saitta: «Le decisioni del governo Monti sulle Province rappresentano un grande errore, frutto di pregiudizio, una concessione alla polemica anti-casta oggi imperante. Il risparmio vero che deriverebbe dalla trasformazione delle Province sarebbe di 35 milioni, cioè il costo degli amministratori». Saitta ha avanzato una controproposta. «Riduciamo a 4 le Province piemontesi, siamo tutti d’accordo, e poi lavoriamo per la Città metropolitana, che nel caso di Torino corrisponde all’intero territorio provinciale». La stessa giunta regionale del Piemonte farà comunque ricorso alla Corte Costituzionale. La Regione e le otto Province hanno, inoltre, creato una cabina di regia sul tema degli enti intermedi. Oggi, al direttivo dell'Upp (Unione Province piemontesi), al quale parteciperà lo stesso Cota, verrà messa a punto una proposta per il ridisegno di questi enti.
Su Luna Nuova di venerdì 16 dicembre
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