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CRIMINALITA'
19 Dicembre 2011 - 21:09
I 435 dipendenti, i presidenti e gli amministratori delle Comunità montane piemontesi scenderanno in piazza oggi pomeriggio a Torino, davanti al Consiglio regionale del Piemonte (via Alfieri) alle ore 14, per dire no al disegno di legge che sopprime le 22 Comunità montane. La mobilitazione è stata lanciata dall'Uncem Piemonte e dai rappresentanti dei sindacati Cisl, Cgil e Uil e dagli amministratori degli enti. «Il disegno di legge varato dalla Giunta regionale - spiega Lido Riba, presidente dell'Uncem Piemonte - si scontra con quattro articoli dello Statuto della nostra Regione dove le Comunità montane sono configurate come i soggetti che organizzano lo sviluppo del territorio montano e i servizi per i cittadini, dai trasporti al socio-assistenziale, dalla scuola al turismo. Non possiamo permettere un ulteriore attacco alla montagna, al territorio più debole del Piemonte». «Le Comunità montane sono fallite per colpa della legge della Bresso, che ha creato aggregazioni troppo vaste. I Comuni non si sono riconosciuti in queste aggregazioni forzate, tant’è vero che in molti casi, come in val Sangone, si sono poi messi insieme in Unioni di Comuni per gestire i loro servizi - contrattacca l’assessore regionale Elena Maccanti, madrina del disegno di legge - Noi vogliamo rimettere al centro il ruolo dei Comuni e dei sindaci. Per questo eliminiamo un ente intermedio, non previsto dalla Costituzione, che ha finito per essere sentito come sempre più lontano dai sindaci». L’assessore si dice, però, disposta ad incontrare l’Uncem per apportare miglioramenti al Ddl e assicura che «non un euro verrà tolto alla montagna» e che «tutti i dipendenti delle Comunità montane saranno assorbiti dalle Unioni di Comuni o da altri enti».
Su Luna Nuova di martedì 20 dicembre
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