22 Novembre 2012 - 20:12
Il maxiprocesso contro i No Tav è iniziato nella confusione più totale ed è subito stato rinviato al 21 gennaio. In un’aula, la 46, troppo piccola persino per contenere i 45 imputati e i loro avvocati, il pubblico, giornalisti, carabinieri e agenti di custodia si sono trovati stipati come sardine. In più non funzionavano i microfoni e, quindi, difese, imputati e pubblico non riuscivano a sentire nemmeno l’appello e alte comunicazioni dei giudici. In questo caos senza solennità, No Tav dagli accenti mezza Italia, in cui spiccavano lombardi, romani, veneti e toscani, ne hanno approfittato per inscenare le coreografie tipiche di altri maxiprocessi torinesi, quelli al “proletariato prigioniero” delle Brigate Rosse e di Prima Linea. (nella foto, il presidio fuori dal tribunale, con appena un centinaio di No Tav)
(di Massimiliano Borgia)
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