NO TAV
02 Ottobre 2014 - 22:45
Il fatto che il Tribunale permanente dei diritti dei popoli abbia giudicato “ammissibile” il ricorso presentato l’8 aprile scorso dal Controsservatorio val Susa e da un gruppo di amministratori No Tav, ha un enorme valore simbolico per il movimento che si oppone alla costruzione della nuova linea ferroviaria Torino-Lyon. Abbiamo chiesto a Livio Pepino, magistrato e co-fondatore di “Presidiare la democrazia - Controsservatorio Valsusa”, quindi uno dei “padri” del ricorso, di offrire una chiave di lettura che consenta di capire ciò che sta succedendo. «La decisione dell’Ufficio di presidenza del Tribunale permanente dei popoli non lascia dubbi e corrisponde appieno alle nostre richieste - spiega Pepino - Avevamo scritto nell’esposto e ribadito in tutte le dichiarazioni al riguardo che in Valsusa sono, prima di tutto, violati alcuni princìpi fondamentali della democrazia per quanto attiene il rapporto tra decisori centrali e popolazioni locali e tra maggioranza e minoranze. E ciò perché, nell’iter di definizione dell’opera, sono state estromesse a priori le opinioni esterne, persino quelle di cittadini o amministratori non pregiudizialmente ostili, anche in violazione di specifiche convenzioni internazionali».
su Luna Nuova di venerdì 3 ottobre 2014
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