CORONAVIRUS & STORIA
21 Aprile 2020 - 00:24
I resti del lazzaretto edificato all’ingresso dell’Orrido di Foresto, a Bussoleno
a cura di MARIO CAVARGNA
«I medici devono proteggersi con delle cerate lunghe sino ai piedi, portare una maschera ed occhiali, i malati devono denunciarsi ed essere isolati, e pesanti multe colpiranno chi non rispetta la quarantena o viaggia sprovvisto della “bolletta di sanità” che attesta il suo stato di salute…». Non sono parole del nostro primo ministro, ma le disposizioni del marchese Spinola, governatore di Milano e del sindaco di Torino Giovanni Bellezia che nel 1630 devono fronteggiare l’epidemia di peste, immortalata dalle pagine dei Promessi Sposi. Bellezia è un eroe: non scappa, si prende la malattia, ma guarisce e rimane al suo posto per gestire la vita della città, assicurare i rifornimenti, garantire le disposizioni sanitarie. Arriva a minacciare di esproprio i nobili che vorrebbero scappare con il rischio di diffondere il contagio e giustamente la città lo ricorda con il nome di una delle vie del centro storico. Questa pestilenza di Torino è poco probabile che sia quella che arriva dai lanzichenecchi, che infetta Milano e la valle padana a partire dall’ottobre 1629 e poi, con più virulenza, dal gennaio del 1630...
su Luna Nuova di martedì 21 aprile 2020
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