CORONAVIRUS & STORIA
30 Aprile 2020 - 00:31
Una donna affetta da pellagra chiede la carità con la figlia in braccio
a cura di MASSIMO CENTINI
Così come altre patologie, anche la pellagra rientrava nella categoria delle cosiddette “malattie della povertà” (la più emblematica è certamente la malaria). Va osservato che non si manifestava in forma contagiosa e infettiva, ma ebbe una tale diffusione da assumere le connotazioni soprattutto dal punto vista socio-culturale. All’origine la carenza della vitamina PP e derivati amido e aminoacido, ciò a seguito di un’alimentazione costituita prevalentemente da polenta: il mais è infatti carente delle sostanze indicate. I medici del passato la definivano la “malattia delle tre d”: dermatite, diarrea e demenza. Di fatto le tre fasi di questa forma endemica e cronica, nota dal Settecento e che in Italia raggiunse vertici elevati nell’ultimo ventennio del XIX secolo e nei primi anni del successivo. Nei primi studi sulla malattia (seconda metà del XVIII secolo), la pellagra era anche definita “mal rosso” a seguito degli effetti del primo stadio che colpiva la cute, rendendola ruvida e agra (da cui pellagra). Vi era chi sosteneva che ad accentuarne gli effetti fosse l’esposizione ai raggi solari, ma era una tesi non condivisa da tutti. Certo è che a questo primo stadio succedeva quello della diarrea, con effetti debilitanti, atti a rendere inabile al lavoro e creando la necessità di riposo forzato. Ma lo stadio più temuto era il terzo, quello irreversibile della demenza, con alterazioni sensoriali...
su Luna Nuova di giovedì 30 aprile 2020
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