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APPUNTAMENTI CULTURALI
EMERGENZA
09 Novembre 2020 - 22:38
di EVA MONTI
In tempo di restrizioni per contenere il contagio da Covid 19 siamo tutti chiamati a fare sacrifici, ad osservare le norme che si fanno più rigide. Per i bambini, però, fino alla prima media c’è la possibilità di andare a scuola, fare lezioni “in presenza”. Almeno fino a che nella propria aula, o nella scuola, non si verifichi la presenza di un positivo, che richiede di mettere in quarantena preventiva anche gli altri bambini. Tornare a fare la Dad, didattica a distanza, per tutti i bambini delle elementari e della prima media è più faticoso che per quelli più grandi. A maggior ragione se quei bambini hanno una disabilità, come l’autismo, che richiede la presenza dell’insegnante di “sostegno”.
È il caso di Alessio, 9 anni, che frequenta la terza elementare in una scuola di Pianezza, con l’aiuto di un’insegnante di sostegno. Tanto lui quanto lei non sono positivi al Covid, ed è già una bella notizia sulla situazione contingente. L’altra bella notizia è, anzi sarebbe, che a loro è assegnata da sempre un’aula Hc in cui fare attività interfacciali a due, da alternare alle lezioni che il ragazzino fa nella sua classe, assieme ai compagni. È sanificata e in utilizzo solo a loro, quindi permetterebbe ai due di ospitare gli incontri che fanno tanto bene al ragazzo, che più di altri patisce la lontananza dall’insegnante. Il protocollo previsto nei casi di presenza di positività da Covid però stabilisce che tutti gli alunni della classe stiano a casa in quarantena. Lui compreso. E la mamma, Roberta, non si dà pace.
Così ha preso carta e penna dando voce al malessere e al disagio del figlio che parla in prima persona per spiegare tutto questo alle istituzioni (scuola ed Asl) e chiedere di fare qualcosa a riguardo. «Ciao a tutti - esordisce - io sono Alessio e frequento la scuola primaria di Pianezza». Le parole che seguono non sono dure, ma piene di ironia per la condizione in cui si viene a trovare. «Vi scrivo perché voglio davvero ringraziarvi: ho tanti motivi per farlo e ho deciso di scriverlo perché sono un bimbo autistico non verbale!». Segue così un lungo elenco di “grazie” rivolti «a chi mi ha costretto a stare a casa perché ci sono i protocolli che lo impongono, senza cercare soluzioni alternative, e ce ne sono, sempre in sicurezza», commenta riferendosi appunto all’aula a disposizione. «Grazie perché non mi permettete di fare un tampone che mi consenta di continuare ad andare a scuola», ma soprattutto «grazie perché mi trattate come tutti gli altri e purtroppo io non lo sono».
Il suo è un caso trattato anche con i farmaci, ha bisogno di stimoli e di inclusione e condivisione, non di isolamento. «Mi mettete in isolamento - prosegue - e voi non sapete quanto io invece fatico per non isolarmi». Inoltre precisa che con queste restrizioni non può neanche fare le terapie che gli servono per migliorare la sua fragilità. E avanza una richiesta: «Vorrei l’opportunità di continuare prima che chiudano tutto». Nella lettera, scritta dalla mamma, si capisce anche che la famiglia si sente sola a combattere questa lotta perenne che ora si è fatta più aspra proprio per via del Covid. E conclude, questa volta senza alcuna ironia, con un ringraziamento sincero per le insegnanti e, naturalmente, i suoi compagni dicendo: «Loro sì che non mi lasciano solo».
Su Luna Nuova di martedì 10 novembre 2020
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