MANIFESTAZIONE
12 Dicembre 2020 - 15:52
Il movimento No Tav torna a marciare contro l'allargamento del cantiere di Chiomonte e la militarizzazione del territorio. Lo farà domani, domenica 13 dicembre, alle 11 a Giaglione «per una manifestazione nel paese assediato dalle truppe di occupazione e per rispondere pubblicamente a quello che sta accadendo in questi giorni nella nostra valle. Un intero paese blindato e militarizzato con tanto di checkpoint per chi entra e chi esce, posti di blocco in giro per le strade e comportamenti intimidatori nei confronti degli attivisti No Tav. Cariche e lacrimogeni a freddo su manifestanti, automobili dei passanti e case dei residenti. Quanto sta succedendo in questi giorni, in tempi di pandemia, è la sintesi più bieca di quello che diciamo da tempo: uno Stato che per difendere gli interessi dei soliti noti tratta i suoi cittadini da nemici interni. Da oggi quindi sarà importante continuare a mobilitarsi per impedire che lo scempio che stanno compiendo passi sotto silenzio». L'invito ai partecipanti è di portare con sé scarponi e pranzo al sacco.
Anche il sindaco di Giaglione, Marco Rey, ha preso posizione in un comunicato stampa: «A pochi giorni da uno dei Natali potenzialmente più strani dai tempi della guerra, il nostro Comune si ritrova ad essere implicitamente ostaggio delle misure di sicurezza al cantiere della Maddalena. Implicitamente, perché dal 10 dicembre ci siamo svegliati in un paese militarizzato e piantonato ad ogni via di accesso dalle forze dell’ordine, dalle ore due del mattino mi sono giunte segnalazioni di posti di blocco e presenza massiccia di polizia. Tutti quelli che uscivano dal paese, o entravano, sono giunti sul posto di lavoro in ritardo. I cittadini di Giaglione non si meritano questo, chiedono solo di circolare liberamente, dal paese e nel paese. Si fa fatica a considerare tale spiegamento di forze, numero di agenti e mezzi come luci natalizie e sentirsi ospiti indesiderati a casa propria». Rey lamenta anche la mancanza di informazioni istituzionali: «Considerata l’ordinanza sancita dal prefetto potremmo trovarci in questa situazione fino al 16 dicembre. Siamo costretti ad usare il condizionale perché possiamo solamente desumere che le cose andranno in tale maniera, visto che al Comune non sono giunte comunicazioni esplicative a riguardo dell’ingente spiegamento di forze».
Inoltre ieri, durante l'audizione presso la commissione lavori pubblici del Senato per lo Schema del contratto di programma tra ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ferrovie dello Stato e Telt, il presidente dell'Unione montana Valle Susa, Pacifico Banchieri, ha ribadito che «in questo momento così complicato dal punto di vista economico e sanitario, riteniamo prioritario utilizzare le risorse economiche per rafforzare la sanità pubblica, per il riassetto idrogeologico del territorio, per rendere il digitale veramente accessibile in tutte le aree e per rafforzare gli investimenti che puntino a uno sviluppo ecosostenibile». I dubbi sollevati da Banchieri sono riferiti anche all’ultima variante di progetto presentata da Telt, che vorrebbe accatastare lo smarino del tunnel di base nella piana di Susa. «Questo - conclude Banchieri - comporterebbe per anni gravi problemi dal punto di vista ambientale, sanitario e della viabilità. Nessun cantiere può quindi partire senza una valutazione ambientale su questa variante di progetto».
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