CORONAVIRUS
23 Novembre 2020 - 22:31
di EVA MONTI
Eroi e santi festeggiati e ringraziati a primavera scorsa, nella prima fase della pandemia da Covid-19, il personale sanitario e i volontari che lavorano in questo ambito ora, in questa seconda fase autunnale, sono presi di mira da molti. Negazionisti o anche solo arrabbiati per il confinamento, accusano la sanità e i mass media di fare “solo terrorismo psicologico” riguardo alla vera realtà delle cose. Molti i medici contro cui si scagliano attacchi, tanti gli infermieri che devono difendersi persino da aggressioni fisiche.
In ultimo anche inseguimenti da film di auto che pedinano i mezzi d’intervento convinti che «girino a vuoto solo per far scena». Tanti gli episodi che hanno dell’incredibile. L’ultimo in ordine di tempo, quello capitato il 6 novembre scorso, in cui sono intervenuti i carabinieri che hanno identificato i colpevoli e su cui è partito anche un esposto della Città della salute per aprire un indagine sull’accaduto e verificare se ci siano o meno responsabilità a carico dei due inseguitori.
Ma partiamo dal principio. Un equipaggio di un’ambulanza avanzata di soccorso (118) della Croce rossa italiana, sede di Rivoli, è stato vittima di un’aggressione verbale da parte di due automobilisti, un uomo e una donna, che il 6 novembre scorso si sono messi all’inseguimento del mezzo partito da Rivoli per soccorrere un uomo, 60 anni, di Collegno, affetto da sintomi che facevano pensare al Covid-19. Lo afferma in un comunicato ufficiale il presidente della Cri nazionale, Francesco Rocca, che spiega la dinamica dei fatti.
Chiamati per un intervento con codice giallo, l’equipaggio dell’ambulanza in servizio 118, dopo essere entrato in tangenziale, si era reso conto di essere seguito da un’autovettura. Si trattava di una Porsche Cayenne su cui viaggiavano un uomo ed una donna, poi identificati dai carabinieri, una volta giunti sul posto, località Savonera, dove i volontari sono andati a prelevare il malato. «Arrivati a destinazione, la persona alla guida è uscita dal mezzo e ha iniziato a urlare contro l’equipaggio, dichiarando che procuravano allarme dove non c’era e continuando a inveire contro lo stesso mentre a bordo c’era una donna che ha continuato tutto il tempo a filmare con un cellulare», prosegue Rocca. Tutto questo mentre uno dei volontari stava alla guida e gli altri salivano dal paziente.
Al loro arrivo, i carabinieri, prontamente chiamati dai volontari, hanno proceduto all’identificazione dei due che rigettando l’accusa di essere negazionisti insistono però sulla tesi che molte siano i mezzi della Cri che girano a vuoto per creare allarmismo. Un episodio che mette a dura prova l’impegno costante dei volontari che lasciano le famiglie e il riposo per moltiplicare la loro presenza sul campo. «Non avrei mai immaginato di dirlo nel corso di questa emergenza, ma nostri soccorritori sono diventati bersagli della paura, dell’ignoranza, della superficialità - commenta il presidente della Croce rossa - Inutile fare giri di parole: la cronaca nazionale ogni giorno ci racconta di aggressioni ai danni di chi guida le ambulanze o di chi lavora nei drive-in per i test Covid-19».
Quello di Rivoli non sarebbe che uno dei tanti casi. Esprimendo a nome di tutta la Cri la solidarietà al Comitato di Rivoli, dichiara la propria costernazione per questi «vili atti perpetrati contro chi, mettendo a rischio la propria incolumità, sin dall’inizio di questa pandemia svolge il più nobile dei servizi a favore della collettività». Invita chi deve e può a monitorare le fake news che circolano, e i cittadini tutti a seguire solo i canali ufficiali di informazione. «Facciamolo per il nostro bene e soprattutto per riuscire davvero a superare questo momento così critico per il nostro Paese».
Massima solidarietà anche da parte presidente regionale della Cri Piemonte, Vittorio Ferrero, che ritiene i volontari in questione «bersaglio dell’ennesimo e vergognoso gesto di aggressione al personale sanitario. È da mesi che decine e decine di volontari ed operatori sanitari lavorano al servizio delle proprie comunità ed è indegno questo atteggiamento perpetrato da persone che definire solo ignoranti è poco».
Il presidente del Comitato della Cri di Rivoli, Luca Vercellino, infine, ringrazia i soccorritori perché «nonostante le difficoltà sopravvenute a causa di queste persone, si sono comportati in modo corretto, con senso di responsabilità e dovere verso il paziente per il quale stavano svolgendo un servizio di emergenza». E si augura che l’accaduto possa essere solo un evento isolato e che non accada ad altri soccorritori, anche di comitati vicini, perché «il nostro unico scopo è quello di aiutare chi è in difficoltà ed ha necessità».
su Luna Nuova di martedì 24 novembre 2020
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