TORINO-LIONE
07 Dicembre 2022 - 13:23
Lo spezzone degli amministratori No Tav durante la marcia Bussoleno-San Didero del 16 aprile scorso, vigilia di Pasqua (foto Luca Perino)
Niente sindaci in fascia tricolore e in forma organizzata, niente striscione "Amministratori valle di Susa": qualche primo cittadino ci andrà sicuramente, ma lo farà a titolo personale e non in formale rappresentanza del proprio Comune. Questa, come prevedibile, la linea decisa lunedì 5 dicembre in assemblea dei sindaci dell'Unione montana Valle Susa in vista della manifestazione No Tav di domani, giovedì 8 dicembre, da Bussoleno a San Didero, con partenza alle 11 dalla piazza del mercato bussolenese, corteo che come ogni anni ricorda la riconquista dei terreni di Venaus durante l'autunno caldo 2005. In un comunicato diffuso stamattina l'Unione montana spiega che «gli amministratori comunali, non essendo stati coinvolti come nel passato nell’organizzazione dell’iniziativa, non parteciperanno in veste istituzionale al corteo organizzato dai comitati No Tav per l’8 dicembre».
Gli amministratori valsusini lasciano comunque una porta aperta alla ripresa del dialogo con il movimento, dopo lo strappo seguente al caso Bussoleno sulle compensazioni che ha portato alle dimissioni della sindaca No Tav Bruna Consolini: «La stragrande maggioranza dei sindaci mantiene comunque una posizione di ferma contrarietà alla nuova linea alta velocità, che considerano inutile e dannosa, ma ritengono importante individuare un percorso che consenta di riprendere, nel mutuo rispetto dei ruoli che ognuno ricopre, una via comune per raggiungere il fine ultimo che li accomuna: interrompere l’iter di realizzazione dell’opera e il conseguente inutile sperpero di risorse pubbliche».
Intanto il Presidio Europa No Tav ribadisce in un comunicato le motivazioni di questo 8 dicembre: «Giovedì si farà memoria anche della "Giornata internazionale, e dei Forum, contro le grandi opere inutili e imposte", che dal 2010 unisce in un grande abbraccio solidale i movimenti popolari nazionali e internazionali che animano le lotte per fermare i Crimini Climatici, mega e tera progetti infrastrutturali, a partire dalla Torino-Lione, che distruggono il pianeta al pari delle guerre. E domani non dimenticheremo che 74 anni fa, era il 10 dicembre 1948, l’assemblea generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione universale dei diritti umani. Le lotte e le resistenze popolari continuano ovunque a pretendere “il diritto di ogni individuo ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti umani possano essere pienamente realizzati” (articolo 28) dalle istituzioni politiche locali, nazionali, internazionali e sovranazionali, molte delle quali oppressive».
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