MILANO-CORTINA
03 Novembre 2023 - 18:59
Dopo il via libera politico del governo arrivato martedì con la visita del vicepremier Antonio Tajani e del ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, per l'Italia arriva la doccia gelata: niente gare di bob, slittino e skeleton all'impianto di Cesana-Pariol per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, si andrà all'estero. In una nota stampa, diffusa attraverso l’agenzia statunitense Associated Press, il Cio ha ricordato che la pista altovalsusina, «abbandonata a soli sei anni dai Giochi olimpici 2006», non rientra nei canoni richiesti: «Negli ultimi anni il Cio è stato molto chiaro sul fatto che non si dovrebbe costruire alcuna sede permanente senza un piano di legacy chiaro e fattibile», ha spiegato il Comitato olimpico internazionale ribadendo che in una fase così avanzata «devono essere prese in considerazione solo le piste esistenti e già operative». E Cesana, ormai da anni, non lo è. Non una novità, la posizione del Cio: viene semmai da chiedersi perchè l'Italia si sia imbarcata in un tentativo così azzardato, rischiando una "figuraccia nella figuraccia", come poi è avvenuto.
Tra le prime reazioni politiche quella del vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle (Pd), che era tra i favorevoli al ripristino di Cesana, che lancia la proposta di utilizzare gli extra-ricavi Sitaf derivanti dalla chiusura del traforo del Monte Bianco per demolire definitivamente l'impianto del Pariol: «La bocciatura da parte del Comitato olimpico internazionale del progetto di ristrutturazione della pista da bob di Cesana conferma la marginalità del Piemonte nelle scelte politiche del governo Meloni e la debolezza di Cirio. Un’occasione persa e una scelta che penalizza la nostra Regione e la valle di Susa. Con la metà delle risorse si sarebbe rimesso in funzione l’impianto, per poi ridestinare l’area, rendendo intanto il Piemonte protagonista dell’evento olimpico. La giunta Cirio non ci ha mai creduto veramente, attivandosi solo tardivamente e senza successo. Ora serve una proposta forte per quell’area: perché non bonificare quel pezzo di territorio con i soldi che Sitaf guadagna in più grazie alla chiusura del traforo del Bianco? Regione Piemonte e Comune di Torino lavorino insieme per questa soluzione».
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