TURISMO
10 Gennaio 2019 - 23:44
Pensare al futuro mantenendo ben salde le proprie radici. La gente di montagna è così, contraddirebbe se stessa se non lo facesse. Quelle radici che affondano oltre un secolo fa, quando lo sci era una cosa d’elite e per pionieri e quei due fratelli norvegesi dal nome anglosassone mettevano tutta la propria spavalderia vichinga sul primo trampolino italiano, quello di Bardonecchia, stabilendo il record mondiale di salto con gli sci. Ora, 110 anni dopo, Bardonecchia, che nel frattempo ha dato il loro nome ad uno dei suoi santuari bianchi, Campo Smith, strizza l’occhio ai loro nipoti, invitandoli apertamente a ripercorrere, magari non proprio su un trampolino, i passi di quei coraggiosi avi. Lo fa con una missione di cinque persone che proprio in questi giorni, guidata dal sindaco Francesco Avato e dalla consigliera con delega al turismo Carola Scanavino, è volata in Norvegia per promuovere la Perla in tutte le sue forme, con un particolare riguardo per quella più fredda. Poteva a suo tempo tuffarsi sui charter anglosassoni, carichi di hooligans che uniscono lo sci allo slalom fra i pub, o più recenmente ammiccare ai nuovi ricchi russi o dei paesi emergenti, grandi sputtanatori di patrimoni nelle suite a cinque stelle e nelle boutique, oltre che nelle squadre di calcio sbagliate. Invece Bardonecchia ha scelto, tenendo fede alla propria vocazione slow, di rivolgersi al Grande Nord…
Su Luna Nuova di venerdì 11 gennaio 2019
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