EMERGENZA
03 Aprile 2020 - 00:05
di EVA MONTI
Il mondo si é fermato. Se ce l’avessero detto anche solo lo scorso anno nessuno ci avrebbe creduto. Nessuno si aspettava il blocco totale che si è visto susseguirsi in queste settimane in tutto il pianeta. «Mai vista New York così vuota. Le strade sono deserte, come le stazioni della metro. Ed è proprio in situazioni come queste che ci si rende conto che a rendere speciale un posto come questo, è la quantità di gente, l’energia che sprigiona la moltitudine di persone provenienti da tutto il mondo. Vederla così priva di vita, è davvero uno spettacolo che non può che lasciarti attonito e incredulo».
Lo pensiamo in tanti, guardando le grandi strade tra i grattacieli completamente vuote. A metterlo nero su bianco, raccontando quanto accade, è Danilo Ottaviani, che nella Grande Mela da anni ci vive e lavora, nel mondo del cinema. Un mestiere per cui non aveva esitato a lasciare Villarbasse, dove viveva coi genitori e la sorella, e la Torino del Teatro Stabile dove aveva mosso i primi passi nella recitazione. «Qui a New York city da qualche giorno è stato istituito il “lock down”, la chiusura totale di tutti i “non essential businesses”: sono rimasti aperti solo supermercati e farmacie - prosegue - È una situazione surreale, per tutti. È una situazione difficile per molti. Chi negli anni passati non è riuscito, o non si è mai preoccupato, di mettere da parte qualche risparmio, si trova in una situazione di estrema instabilità e preoccupazione perché, nonostante la percentuale di decessi rimanga estremamente bassa (rispetto alla totalità dei malati), le persone che in questo momento stanno soffrendo economicamente, non sono poche».
Anche in periodi normali, infatti, New York city è una delle città più care del pianeta. Chi vive aspettando l’assegno di settimana in settimana, spiega, in questo momento si ritrova a dover fare scelte affrettate per far fronte alla crisi che si sta affacciando. «Moltissimi immigrati si ritrovano costretti a dover tornare al proprio paese d’origine perché non possono permettersi di pagare l’affitto senza lavorare - commenta - E così un paese nato grazie all’immigrazione si sta lentamente svuotando e sta perdendo la sua forza lavoro principale, che sarà parecchio difficile riacquisire una volta riaperte le attività». Da qui una considerazione da molti condivisa: «Forse dovrà riaprire i confini e rendere un po’ più semplice, per chi ha voglia di lavorare, sistemarsi legalmente».
Intanto fa il conto con la lontananza e l’isolamento. «Ci si rende conto di quanto sia utile la tecnologia nella vita di tutti i giorni - afferma - guai se non ci fossero wi-fi o internet». Per lavoro, ma anche per parlare coi suoi qui in Italia. E sembra che la gente si stia pian piano abituando alla “nuova vita”. Le previsioni dicono che al picco di contagi manca ancora una ventina di giorni, ma lui è ottimista. «Ce la faremo e supereremo anche questa - conferma - Il genere umano è la razza che più facilmente si adatta ai cambiamenti, ed è per questo che siamo tuttora la specie dominante. Forse impareremo ad essere più rispettosi e sensibili nei confronti della natura e del pianeta di cui siamo ospiti e non padroni».
su Luna Nuova di venerdì 3 aprile 2020
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