CORONAVIRUS
13 Aprile 2020 - 23:54
di CLAUDIO ROVERE
Stefano Arbrun, la moglie Giada e la piccola Stella, due anni appena, hanno scelto di vivere tra l’Italia e la Francia, Marina degli Aregai, in Liguria, Villarfocchiardo, paese di origine di Stefano, e Grenoble. Proprio nella capitale del Delfinato si sono ritrovati bloccati dalla forse tardiva chiusura delle frontiere francesi. Ma Stefano Arbrun, che da alcuni anni ha scelto di solcare il Mediterraneo con la sua barca a vela per guadagnarsi da vivere, non poteva certo rimanere con le mani in mano in quell’alloggio francese così lontano dalla sua dimensione marinara. Così, con la passione per la sperimentazione e la conoscenza di nuove frontiere ereditata dal padre Ezio, per decenni anima e risolutore di problemi tecnici della Pro Villar, ha scelto di rendersi utile, a modo suo, nella lotta al Coronavirus.
E lo ha fatto sfruttando le sue conoscenze tecniche ed i mezzi a sua disposizione, vale a dire la stampante 3D che si era costruito in casa, pezzo dopo pezzo, due anni orsono. “Treddy”, questo il nomignolo che le è stato affibbiato in casa Arbrun, si è così riconvertita alla fabbricazione di portafiltri per le mascherine, di cui anche la Francia ha bisogno come il pane. L’idea è stata di un’azienda molto nota oltralpe per la realizzazione di maschere da sci, la Athletics3d, che per ampliare la sua produzione e poter servire gli ospedali di Grenoble e della regione ha pensato di condividere i file 3d del suo progetto per i portafiltri con chiunque avesse una stampante tridimensionale in grado di tradurli in quell’oggetto di plastica così utile in questo momento anche nella vita di tutti i francesi. E la comunità dei possessori di stampanti 3d ha risposto con entusiasmo all’appello: sono circa una quarantina nella regione.
Lo stesso che ci ha messo Stefano Arbrun. «Siamo bloccati qui, certo avremmo preferito essere ad Aregai, ma purtroppo è andata così - spiega il marinaio villarfocchiardese - Stella non ci permette certo di annoiarci con la sua esuberanza, ma un po’ la barca mi manca, certo ho messo in piedi in pochi giorni il corso online per la patente nautica che normalmente avrei dovuto tenere in Liguria, ma questa cosa della produzione dei portafiltri alla fine mi ha preso e sono felice di poter far qualcosa di utile per la comunità».
Oltre alla storica “Treddy” il team Arbrun annovera già una seconda stampante e Stefano ne sta costruendo una terza. La filiera di produzione in questo caso è molto corta. «Noi stampiamo e la casa madre passa a casa a ritirare i pezzi - spiega - dalla stampante i portafiltri escono a 240° gradi, appena è possibile li mettiamo in sacchetti sigillitati con tutte le precauzioni di sicurezza del caso e attendiamo il corriere che li prelevi». Nei primi tre giorni, dopo il necessario rodaggio, da casa Arbrun sono usciti 20 pezzi e in tutto la comunità delle stampanti 3D ne ha prodotti 300 in una settimana. «Ma conto di arrivare ad una produzione media giornaliera di 10 pezzi», auspica Stefano. E, da buon timoniere, dirige sempre di più la sua prua verso la solidarietà.
Su Luna Nuova di martedì 14 aprile 2020
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