CORONAVIRUS
13 Aprile 2020 - 23:54
Alice Panassi tra le sorelle Adele e Alessia delle librerie Panassi
di EVA MONTI
Contrariamente a quanto previsto dal Governo e stabilito dal decreto del presidente del consiglio Giuseppe Conte, le librerie e la cartolerie del Piemonte non apriranno. Lo ha deciso con un’apposita delibera la giunta guidata dal presidente della Regione Alberto Cirio, che proroga fino al 3 maggio le restrizioni e le regole in vigore in questo momento sul territorio regionale. La linea del rigore scelta per il contenimento del Coronavirus Covid-19, dunque, mantiene chiusi, assieme a librerie e cartolibrerie, anche e i negozi di abbigliamento per l’infanzia. Rimane invariata, però, la possibilità di vendere con consegna a domicilio per tutte le diverse categorie merceologiche. Cosa che i librai di Rivoli stanno facendo con successo ed osservando tutte le norme di sicurezza previste per abbattere il rischio contagio.
Proprio questo rischio, che sarebbe ovviamente stato maggiore nel caso di una riapertura dell’attività di “bottega”, con saracinesche alzate e clienti in negozio, aveva creato alcune perplessità circa il riavvio delle attività in regime di vendita normale. Pur plaudendo alla proposta del ministro dei beni culturali Dario Franceschini, che seppur difensore del lockdown era riuscito a superare le resistenze del ministro alla salute pubblica Roberto Speranza, e ritenendo che questo fosse un segnale positivo agli italiani, i librai non avevano mai celato le loro titubanze circa le modalità di gestione di questa prima riapertura e dell’eventualità che non riuscisse a raggiungere la clientela, dal momento che la comunità ha ben recepito la campagna #ioresto a casa, e difficilmente tornerebbe a “correre in libreria” quando anche ne avesse la possibilità.
Le librerie del centro storico di Rivoli si stavano attrezzando a rispondere alla richiesta ministeriale di riapertura, seppure con la dovuta cautela e prestando particolare attenzione alle modalità di accesso dei clienti in libreria. E tutto era già pronto per scattare martedì 14 aprile, compresa la turnazione del personale in negozio, spesso composto dagli stessi familiari titolari dell’azienda. «Il nostro motto è “Al vostro servizio dal 1973” - afferma Alice Panassi, dell’omonima libreria affiliata Mondadori di piazza Garibaldi - Da quasi 50 anni perseguiamo questa missione: essere un punto di riferimento per i nostri clienti, consigliare loro il titolo imperdibile, aiutarli a reperire quel libro che pare introvabile, procurare loro i testi scolastici. Fin dall’inizio abbiamo ricoperto questo ruolo con uno spirito di servizio appunto, perché sappiamo che il valore di un libro spesso supera molto il prezzo di copertina: un libro è un compagno che parla direttamente al nostro cuore, e noi siamo orgogliosi di organizzare l’incontro».
Alla richiesta di riaprire le librerie, infatti, lo avrebbero fatto con “spirito di servizio”. «Non ci saremmo certo sottratti, vedendo in questo un primo passo verso quel ritorno alla normalità che tanto auspichiamo - prosegue - e lo avremmo fatto con la dovuta prudenza e a piccoli passi». Gli stessi che applicheranno se e quando si riaprirà davvero: aperti solo alla mattina, per permettere ai dipendenti di restare a casa e di non correre rischi inutili, e dar tempo alle titolari di soddisfare nella fascia pomeridiana tutte le richieste di consegne a domicilio che ricevono. E ammettono di aver provato sollievo nella nuova scelta di procrastinare la riapertura perché non è ancora il caso di abbassare la guardia. «La sicurezza dei clienti e del nostro territorio - conclude - è ciò che in questo momento ci sta più a cuore».
Dello stesso avviso Antonella Menzio, che con la figlia Cristina Pregnolato avevano già approntato un piano di lavoro che consentisse il front office coi clienti del negozio Ubik di via Piol, in attesa della riapertura inizialmente ventilata per oggi. «Quando Conte ha decretato che avremmo aperto il primo pensiero è stato di timore per la tutela della salute - spiega - In libreria si entra per il piacere di starci, di sfogliare, di annusare e questo non è possibile in questo momento in cui distanze, guanti e mascherine sono d’obbligo». Sarebbe venuto meno l’importante contatto con le pagine che passa attraverso il tatto: nessuno compera un libro senza averlo prima avuto tra le mani e sbirciato il suo “incipit”.
«Il secondo pensiero è poi stato verso il segnale positivo della riapertura - prosegue - bene, ci siamo dette, si riparte. Importante da un punto di vista psicologico. Ma eravamo e siamo consapevoli che questo non sarebbe stato un immediato riavvio dal punto di vista economico: non potendo uscire, le persone non si precipiteranno in libreria». Non avrebbero quindi avuto modo di crearsi code o ressa, per gli acquisti. Forse per la novità qualcuno avrebbe però deciso di tornare a entrare in un luogo dove “nutrire” la mente e l’animo. «Eravamo pronte a riaprire, stando una per volta in negozio, proprio pensando che la nostra apertura potesse essere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, dando un segnale positivo e rimarcando che, anche se sembra senza uscita, “tutto andrà bene”».
Ovviamente la stessa posizione vale anche per la loro libreria di Venaria. «In ogni caso quando si riaprirà sarà un’apertura graduale, la mattina - precisa - i clienti potranno accedere solo due o tre alla volta, per poter garantire le distanze di sicurezza e solo se muniti di mascherina e guanti». Anche nel loro caso resta attivo il servizio di consegna a domicilio, nonché le spedizioni fuori Comune attraverso il servizio #libridaasporto. Continuano anche le iniziative #iorestoacasa su Instagram con la rassegna “La libreria viene a casa vostra” alla pagina antonellaecristinalibraie, relativa a incontri quotidiani con autori e le video letture di fiabe dedicate ai più piccoli.
su Luna Nuova di martedì 14 aprile 2020
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