LUTTO
17 Aprile 2020 - 00:08
di GIORGIO JANNON
Aveva appena compiuto 76 anni ed è morto a causa del Coronavirus, probabilmente contratto nell’ospedale in cui l’avevano ricoverato. Ercole Borgis era molto conosciuto in paese. Dal 1973 al 1994, per oltre 20 anni, aveva fatto la guardia comunale, ma già prima di indossare la divisa, per 15 anni, aveva lavorato come fresatore alla Moncenisio. Da molte settimane stava ormai chiuso in casa, assistito dai figli Massimo e Alessandro, seguendo alla lettera le disposizioni del ministero per contrastare l’epidemia. Proprio per questo, i problemi di circolazione alle gambe erano peggiorati a tal punto da richiedere un ricovero ospedaliero. L’operazione a cui era stato sottoposto aveva dato esito positivo. La comparsa della febbre ha spinto tuttavia i sanitari ad effettuare un tampone, che è risultato positivo al Covid-19. Da quel momento il quadro clinico è peggiorato rapidamente e non c’è stato più nulla da fare.
Ercole era rimasto vedovo nel 1988, quando sua moglie morì di leucemia all’età di 39 anni. I suoi genitori provenivano dalla montagna di Condove, da Pratobotrile e dai Moni. Aveva studiato alle scuole professionali di via Bruno Buozzi, quelle che chiamavano “le Acli”, dove insegnavano bravi professori come Francesco Calarco e Peppino Arrigoni. Aveva militato nella squadra di calcio del Condove come terzino negli anni ‘60 e andava spesso allo stadio a vedere le partite della Juventus, di cui era un acceso tifoso. Il caso ha voluto che fosse ritratto in foto proprio a Bardonecchia accanto a Gigi Meroni, il campione indimenticato del Torino di quegli anni. Ercole è stato sempre un grande amante del calcio e di quella giornata, con uno degli avversari più grandi dei bianconeri, conservò sempre un bel ricordo. Spesso portava suo figlio Massimo, di fede granata, a vedere i ritiri della Juventus a Villar Perosa.
Per alcune volte Ercole era stato presidente della Bocciofila. Ben voluto e rispettato, sapeva prendere le giuste decisioni. Si comportava così anche quando era in divisa. «Non abbiamo mai avuto problemi con la gente - ricorda Sergio Pagliano, suo collega di lavoro - Giravamo tutto il Piemonte a portare il gonfalone del Comune. Portavamo nelle case le notifiche e le cartelle. Leggevamo anche i contatori». Ercole e Sergio sono subentrati, come vigili comunali, agli anziani Croce e Margrita. Sapevano distinguere i furbetti da chi era un onesto cittadino e portava a casa la semplice paga giornaliera. Le multe si pagavano con mille, 5mila o 10mila lire. Se era il caso erano loro stessi a stracciare la notifica. Non erano burocrati o funzionari. Vivevano nel paese e per il paese. Finito il proprio orario di lavoro, si toglievano la divisa e andavano a farsi una partita alle carte alla “Bocio”. Al tempo della pensione, per diversi anni, Ercole ha gestito l’ “Ufficio affissioni”. Messo comunale, guardia o vigile che fosse, Ercole ha sempre cercato di collaborare con le diverse amministrazioni. «Gli volevano tutti bene - ricorda di lui Pagliano - e non ha mai pestato i piedi a nessuno».
su Luna Nuova di venerdì 17 aprile 2020
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