CORONAVIRUS
21 Aprile 2020 - 00:23
di CLAUDIO ROVERE
Nove persone positive. Tutta la famiglia. Quattro asintomatiche, altrettante finite in ospedale e già tornate a casa, una soltanto ancora ricoverata a Susa. La famiglia Previti è stata toccata in maniera molto dura dal Covid-19, ma adesso, con il ritorno a casa di Francesco, 64 anni, il più grave tra i ricoverati, sta iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel. Lo stesso Francesco Previti invita alla calma, «Festeggeremo soltanto quando sarà tornato a casa Giuseppe». Giuseppe è suo cognato ed è l’unico membro della famiglia ancora trattenuto nel reparto Covid di Susa per via di patologie pregresse che ne consigliano ancora qualche giorno di ricovero.
Ma in quel palazzo di via Sommeiller 23 dove abita la famiglia stanno comunque tornando i sorrisi dopo tre settimane di buio. I primi ad avvertire i sintomi del Covid erano stati la figlia di Francesco, Giusy, e il marito Pietro, medico, una delle categorie più a rischio di questa pandemia mondiale. Tutti gli altri sette componenti del nucleo familiare erano stati posti immediatamente in quarantena, ma il virus ormai era entrato nelle loro case. «Abbiamo pagato a caro prezzo la nostra convivialità, il fatto di essere una famiglia molto unita, che si ritrovava spesso a tavola fino a poche settimane fa», osserva Pasquale, cognato di Francesco. Una bella tradizione importata dalla sua terra d’origine, la Calabria, dove ospitalità e convivialità sono fattori fondanti di ogni famiglia, ma che ha incolpevolmente e inconsapevolmente aiutato la diffusione del contagio al proprio interno.
Due giorni prima della fine della quarantena la moglie di Francesco, Pasqualina, inizia ad avvertire i primi sintomi, seguita un paio di giorni dopo proprio dal marito, che viene trasportato all’ospedale di Susa.
È il più grave ed ha bisogno dell’ossigeno, però per fortuna le cure hanno subito effetto su di lui e dopo otto giorni viene dimesso, proseguendo le cure a casa. «È molto attaccato alla moglie Pasqualina, e da quando è a casa è rinato, la sua vicinanza, anche se a debita distanza, è la più grande cura», spiega ancora il cognato Pasquale. E per ricordare a tutti quanto sia stato bello il ritorno a casa, Francesco si è fatto ritrarre in una foto in cui sorregge un cartello con scritto “Andrà tutto bene. Forza Bardonecchia!”. Diventando immediatamente il simbolo della vittoria sulla malattia e della voglia del ritorno alla normalità che ci pervade un po’ tutti. Francesco ha vinto la sua battaglia più dura, forte anche di una fibra coriacea, abituata a lavorare fin dall’età di sette anni e di tante ore passate nei cantieri delle gallerie stradali. Da 32 anni a Bardonecchia, Francesco, ora in pensione, è conosciuto come grande lavoratore e uomo di compagnia, dall’animo buono. “Una grande notizia e un grande insegnamento per tutti noi” ha commentato l’amministrazione comunale sulla propria pagina Facebook divulgando la foto di Francesco. Una grande notizia, ma per dirla con Francesco, manca ancora un pezzo al puzzle per poter fare veramente festa: quello di Giuseppe.
Su Luna Nuova di martedì 21 aprile 2020
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