CORONAVIRUS

Rivoli: Gianna e Lallo ancora bloccati in Africa

Da febbraio sono in Kenya per dare aiuto ad un orfanotrofio: una cordata di amici No Tav scrive alla Farnesina per il loro rientro

21 Aprile 2020 - 00:23

Rivoli: Gianna e Lallo ancora bloccati in Africa

di EVA MONTI

“Prigionieri” in Africa dove sono andati per dare aiuto, due rivolesi non riescono a rientrare a causa delle restrizioni sui voli aerei attuate dai diversi Paesi per limitare il contagio da Coronavirus. Gianna De Masi e Lallo De Giosa, marito e moglie, dall’inizio di febbraio si trovano in un villaggio in Kenya dove svolgono attività di volontariato in un locale orfanotrofio. «Mio marito ed io ci troviamo a Njiru, sobborgo di Nairobi», spiega la donna, molto conosciuta sul territorio per essere stata assessore all’istruzione sia a Rivoli che nel vicino Comune di Rivalta.

Sono entrambi volontari con un contatto diretto con Mum Sally, che ha creato e gestisce un centro di aiuto e soccorso per bimbi orfani o abbandonati. «Siamo venuti con l’intenzione di dedicarci per due mesi ad aiutare questa realtà». E così è stato. Con una raccolta fondi hanno finanziato l’acquisto di libri e consentito anche altri importanti interventi di manutenzione, e la creazione di un impianto di irrigazione in una piccola fattoria. «Impianto che consente di avere verdure per i bimbi e, in prospettiva, qualche introito con il commercio della frutta e delle uova», aggiunge il marito.

I due avrebbero dovuto rientrare il 15 aprile, ma già a metà marzo Alitalia ha comunicato loro che il volo era stato cancellato. «Così com’è successo con quello previsto per il 1° maggio - incalza la De Masi - su cui avevamo ottenuto la riprotezione, come si dice in gergo». Invece nulla. «A parte le due laconiche comunicazioni di cancellazione - prosegue - da Alitalia non ne abbiamo avuto altre, se non quella del rifiuto a riproteggerci eventualmente su un altro volo di altra compagnia». La motivazione? Non farebbe parte del loro “sky team”. «Il problema ricade quindi totalmente sulle spalle dei clienti, anche da un punto di vista economico», precisa De Giosa.

Dall’ambasciata italiana a Nairobi e dalla Farnesina, per altro sollecitate anche da diversi amici, l’assicurazione di un volo straordinario, sempre a carico loro. «Però non si sa quando, a parte un generico “forse entro fine mese”», dice la donna. E in ogni caso sta a chi chiede di rientrare attivarsi per prenotare il rientro, rapportandosi direttamente alla compagnia che opererà il volo, che viene trattato come un normale volo commerciale senza nessuna considerazione per la situazione di emergenza.
L’unico altro volo straordinario era stato organizzato il 31 marzo, ma non erano riusciti a prenotarlo dato l’alto numero di richiedenti e i pochi posti a disposizione. La grave situazione, infatti, ha fatto emergere la grande necessità di molti italiani presenti in quelle zone: ce ne sarebbero una cinquantina nell’area attorno a Nairobi e oltre 500 nella costa, vicino a Mombasa. «Dato che ci dicono che la difficoltà maggiore è trovare compagnie disponibili - ribatte De Masi - abbiamo chiesto via mail alla Farnesina come mai non si ricorra alla compagnia di bandiera, da anni supportata con pubblico denaro. Non abbiamo ottenuto risposta».

Dall’ambasciata arrivano comunicazioni di voli organizzati, anche a prezzi stratosferici, da altre ambasciate e diretti su capitali europee da cui poi però non si saprebbe come ripartire per raggiungere l’Italia, visto il vigente stato di emergenza. «La nostra esigenza di rientro è anche legata all’evidente rischio che corriamo qualora ci dovessimo ammalare qui, anche se per ora la situazione contagi parrebbe sotto controllo grazie ai diversi provvedimenti di contenimento, tra cui un rigido coprifuoco», conclude, alludendo sia a loro due sia alle diverse centinaia d’italiani che stanno richiedendo di rientrare.

Proprio per questo dall’Italia, Torino e dintorni, è partita una raccolta firme a sostegno della loro domanda di rientro. «Da oltre un mese sono in contatto con l’ambasciata italiana di Nairobi alla ricerca di un volo per rientrare in Italia, ma non vedono ancora, neppure in prospettiva, alcuna possibilità concreta», dichiara Ezio Bertok che con un gruppo di amici cerca di dare risalto a questa situazione che diventa ogni giorno più difficile. L’unico volo partito dal Kenya dopo il blocco risale infatti a fine marzo, ma l’aereo è stato riempito dai molti turisti imbarcatisi a Mombasa. «Da allora l’ambasciata sembrerebbe essere in attesa di una autorizzazione a organizzare un altro volo in accordo con le autorità locali e questa dovrebbe arrivare dalla Farnesina», commenta Bertok.

Ai due rivolesi bloccati in Africa è stato semplicemente consigliato di consultare frequentemente il sito dell’ambasciata su cui verrà segnalato un eventuale volo in partenza per tentare poi di acquistare un biglietto prima che i posti vadano rapidamente esauriti nel giro di pochi minuti. «Da parte nostra - conclude Bertok - stiamo facendo pressioni nei confronti della Farnesina, della prefettura di Torino e delle ambasciate affinché ognuno si attivi con urgenza per la parte di propria competenza al fine di assicurare al più presto il rientro di Gianna e Lallo e degli altri italiani».

Tra i tanti firmatari e sostenitori dell’appello Giuseppe Sergi e Gianfranco Pertusio di Avigliana, Claudio Giorno, Giovanni Castagno e Roberta Vair di Borgone, Lucia Biondi di Piossasco, Paolo Prieri, Luca Ravinale, Gianni D’ Elia, Silvia Truffo, Rosetta Piombo, Antonio Chittaro, Alessandra Garro, Giammario Marabotto, Rosa Paola Salvano, Stefano Sungia di Rivalta, Sandra Bevilacqua, Danilo Minisini, Tina Comba e Nino Casciaro di Rivoli, Marco Rastaldo di Rosta, Michele Dosio di Almese, Giovanni Calissi di Reano, Bruno Teghille di Sant’Ambrogio e l’attore e regista torinese Beppe Rosso, con cui Gianna ha collaborato, oltre ai torinesi Emilio Del Mastro, Angelo Tartaglia e Livio Pepino.

su Luna Nuova di martedì 21 aprile 2020

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