SANITÀ

Da Rivoli arriva Zefiro, il casco per infermieri

Il progetto è open source e sviluppato col Virtualab del Politecnico

24 Aprile 2020 - 00:26

Da Rivoli arriva Zefiro, il casco per infermieri

di PAOLO PACCÒ

Cinque anni fa aveva fatto parlare di sé per aver creato “Toowheels”, prototipo di carrozzina “open source” realizzabile a costi contenuti ed utilizzabili dai disabili per fare sport in tutta sicurezza. Idea che gli era anche valsa un prestigioso premio internazionale di design che gli era stato assegnato a Shenzen in Cina. Oggi Fabrizio Alessio, 34enne designer e maker, membro del direttivo del Fablab di Torino, coordina il progetto “Zefiro”: si tratta di un casco elettroventilato per la protezione degli operatori sanitari, sviluppato in collaborazione con il Virtualab del Politecnico di Torino.

«Ho iniziato a ragionarci alcune settimane fa dopo essermi confrontato con mio fratello che lavora come infermiere al reparto di chirurgia d’urgenza al Cto di Torino. In un momento come questo è particolarmente sentita la necessità di presidi sanitari che rispondano alle nuove emergenze e che invece molto spesso scarseggiano. Nel dettaglio, un casco che permetta a medici ed infermieri di operare in massima sicurezza, ma al tempo stesso poter godere del massimo comfort senza quindi ulteriori sofferenze, provocate da un contatto troppo rigido con la pelle».

Fabrizio ha quindi fatto un breve giro d’orizzonte nei vari settori in cui viene utilizzata un’attrezzatura del genere: aziende chimiche, metalmeccaniche, ma anche agricole. Ha quindi preso contatti con il Politecnico di Torino che gli ha messo a disposizione in gruppo di “borsisti” con cui sviluppare il progetto. Si tratta di un casco elettroventilato a pressione positiva, che permette di proteggere integralmente il viso del personale sanitario garantendo un flusso d’aria filtrata fresca e costante.
Tutto il materiale relativo al progetto sarà condiviso in opensource con i makers ed il network dei Fablab (laboratori di Digital fabrication) in tutto il mondo, per permetterne una produzione distribuita ed uno sviluppo collaborativo del progetto. L’intento del progetto è infatti proprio quello di fornire il “know how” per realizzare il casco a diversi tipi di attività imprenditoriali, in modo da poter aumentare il numero di pezzi prodotti e conseguentemente diminuirne il costo.

Il dispositivo si compone di una serie di elementi progettati ad hoc e di altri componenti di facile reperibilità sul mercato: i primi, progettati per la produzione in additive manufacturing, costituiscono il telaio, elemento strutturale del modello e funzionale al corretto posizionamento della maschera, alla sua stabilità e adattabilità sul capo dell’utente; i secondi, invece, assolvono le funzioni di isolamento e protezione individuale oltre che di immissione dell’aria all’interno della maschera.
L’elemento propulsore è stato la necessità di reperire dispositivi di protezione individuale, di cui si è registrata la mancanza all’interno delle strutture ospedaliere: questo ha messo in moto la collaborazione tra il Virtualab, il laboratorio che nasce e si sviluppa all’interno della Città del design e della mobilità del Politecnico, con l’obiettivo di diffondere la cultura di progetto con la fabbricazione digitale e il FabLab Torino che si inserisce all’interno di una rete globale per lo sviluppo e la promozione delle innovazioni.

su Luna Nuova di venerdì 24 aprile 2020

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