LUTTO
24 Aprile 2020 - 00:26
Lorenzo Buraschi arringa i ragazzi della sua Borgonese, a metà anni '90 (foto Rudy Coccia)
di MARCO GIAVELLI
Da qualche anno soffriva a causa di un brutto male, ma se non ci si fosse messo pure il Coronavirus, quasi sicuramente sarebbe ancora qui. A combattere come un leone, come ha sempre fatto. Lunedì 20 aprile, invece, l’ultima corsa di Lorenzo Buraschi si è arrestata all’ospedale di Rivoli, dov’era ricoverato da un paio di settimane. Il suo cuore ha cessato di battere all’età di 71 anni: «È assurdo pensare come papà abbia vissuto una vita da sportivo per poi ritrovarsi a morire da malato, ma purtroppo è la triste realtà», lo ricorda commosso il figlio Fabrizio. Già, perché se c’è un’immagine che più di altre racconta ciò che Lorenzo è stato, è quella di un grande atleta, a 360 gradi: calciatore e poi allenatore, amante della corsa e della bicicletta. Un fisico possente e roccioso che ha lottato con tutte le sue forze finché ha potuto.
Classe 1949, sposato con Gisella Blandino, Buraschi ha trascorso la gran parte della sua carriera lavorativa all’Italgas come tecnico assistente di squadra, dopo gli inizi alla storica Magnadyne di Sant’Antonino. Ma è al pallone valsusino che il suo nome sarà per sempre associato: una vita da talentuosa mezzala a calcare i campi zonali, dal Susa al Sant’Antonino, per citare alcune squadre in cui ha militato. «È arrivato al massimo fino alla Prima categoria, ma tutti mi dicono che aveva i numeri per arrivare in Promozione - racconta Fabrizio Buraschi - era un esteta del calcio: era uno di quelli che… meglio perdere un pallone, ma fare quattro dribbling. Diciamo che si divertiva a saltare l’uomo». E poi c’è la ricca carriera da allenatore in prima squadra, dall’inizio degli anni ’80 fino agli anni ’10, con qualche buco qua e là. L’elenco è lungo: Rosta ‘81-’82, Sant’Ambrogio ‘83-’84, Bussoleno ‘84-’85, Almese ’85-86, To Sporting Mazzola ‘90-’91, Borgonese ‘94-’97, Cenisia ‘97-’98, Selvaggio 2000-‘02, Bvs Juniores ‘13-’14.
A Borgone, la società in cui è rimasto più a lungo, ha lasciato grandi ricordi: nella stagione ’94-’95 subentrò a Pasquale Palese alla 4ª giornata, guidando i rossoneri alla salvezza in Promozione con 28 punti; nel ’95-’96 altra salvezza con 33 punti; nel ’96-’97, con la squadra nei bassifondi della classifica a soli 4 punti, venne invece esonerato all’11ª giornata, ma la squadra retrocesse comunque in Prima al termine del campionato. «Lo ricordo come se fosse adesso - afferma Rudy Coccia, direttore sportivo dell’allora Borgonese e ora dirigente dell’Union Bussoleno Bruzolo - dopo l’ennesima sconfitta l’avevamo trovato in lacrime negli spogliatoi: fu lui stesso a dirci che non se la sentiva più di continuare e a malincuore decidemmo di esonerarlo. Tanti bei ricordi ci legano a lui: dopo quella prima sospirata salvezza del ‘95, a giugno andammo tutti in gita due giorni a Jesolo nell’albergo di Tonetto, un giocatore di quegli anni. Lorenzo era di compagnia e sapeva farsi voler bene da tutti, siamo sempre rimasti in ottimi rapporti: la domenica sera, ancora di recente, spesso ci sentivamo per commentare i risultati e fare quattro chiacchiere».
Un tipo sanguigno, come si può intuire. Passionale in tutte le cose che faceva: «Aveva un carattere particolare - continua il figlio Fabrizio - era un idealista: non scendeva a compromessi, piuttosto lasciava perdere. Aveva smesso di allenare perché non si divertiva più, ma lo sport è sempre rimasto il suo più grande passatempo, la corsa e la bicicletta soprattutto: quasi tutti i giorni saliva alla Sacra e metteva un euro in un bussolotto, finché con i soldi messi da parte poteva comprarsi una volta un telefonino nuovo, una volta un pc. La cura del fisico era il suo chiodo fisso: un salutista, con un’attenzione maniacale all’alimentazione. Da cinque anni viveva per la sua nipotina Camilla, mia figlia, finché quel fisico a cui tanto teneva lo ha abbandonato».
A dargli la spallata decisiva è stato appunto il Covid-19: «Purtroppo le terapie contro il Coronavirus erano incompatibili con quelle che doveva seguire per le sue patologie pregresse: un gatto che si mordeva la coda - conclude Fabrizio Buraschi - ha iniziato con la febbre, poi un malore di notte, la corsa in ospedale a Rivoli e il tampone positivo: i primi giorni è sempre rimasto lucido, lo sentivamo dall’ospedale. Poi giovedì scorso ha iniziato il lento declino». Il funerale, come impongono le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, è stato celebrato ieri in forma privata al tempio crematorio di Piscina. Le ceneri verranno sparse alla Sacra di San Michele, uno dei luoghi a lui più cari, su quei sentieri dove amava correre: Lorenzo lo aveva chiesto, e così sarà.
su Luna Nuova di venerdì 24 aprile 2020
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