CORONAVIRUS
27 Aprile 2020 - 23:32
di MARCO GIAVELLI
«Luca ci ha appena scritto che hanno ottenuto il permesso di viaggiare e di avvicinarsi a Buenos Aires, in modo da essere pronti a prendere il primo volo possibile per l’Italia, anche se strapagandolo. Però gli hanno detto che c’è il rischio che blocchino tutto fino a settembre». L’aggiornamento last-minute è di ieri pomeriggio e arriva dall’assessora Rossella Cogerino e dalla consigliera comunale Paola Matterazzo, ormai da settimane in costante contatto con Sara Bertagnolli e Luca Sguazzini per seguire l’evolversi della difficile situazione dei due viaggiatori-influencer di Rubiana, bloccati da febbraio in terra argentina a causa dell’emergenza Coronavirus.
Di origine altoatesina lei, torinese lui, Sara e Luca sono partiti nel luglio 2019 per la seconda parte della loro avventura lungo la “Panamericana”, la carrozzabile più lunga al mondo che si sviluppa sulla costa pacifica degli Stati Uniti: da Prudhoe Bay, in Alaska, a Ushuaia in Argentina, nella “Terra del Fuoco”. La prima parte del percorso, quella nel Nord America, l’avevano completata e raccontata nel 2017 alle decine di migliaia di followers che seguono le loro avventure via youtube, facebook e instagram. Tra 2019 e 2020 è stata la volta di Centro e Sud America. Il loro progetto si chiama “Leaw”, ovvero “Leave everything and wander” (lascia tutto e vaga), acronimo sotto il quale è possibile trovarli e seguirli sulle rispettive pagine youtube, facebook e instagram. «A febbraio - spiega Luca nel video-appello pubblicato su facebook mercoledì 22 aprile - abbiamo terminato la nostra spedizione, durata oltre tre anni, che dall’oceano artico ci ha portato fino all’oceano antartico con il nostro camper. L’unica cosa che vorremmo adesso è poter ritornare a casa e sapere di essere vicino alle nostre famiglie: speriamo che qualcuno ci dia delle risposte».
Già, perché Sara e Luca sono bloccati in Patagonia da oltre un mese. Talvolta additati come “appestati” per via delle loro origini, nonostante siano lontani dall’Italia da quasi un anno. Nella loro stessa situazione si trovano altri 400 connazionali tuttora in Argentina: «Ci sono famiglie con bambini, anziani, donne incinte, genitori separati dai figli e molte persone che hanno finito i soldi. Nell’ultimo mese ci è stato detto tutto e il contrario di tutto: vediamo cittadini di altre nazioni tornare in patria con voli speciali organizzati dal governo a prezzi sostenuti, ad esempio Stati Uniti, Canada, Svizzera, Germania, Francia e Spagna - raccontano - per giovedì 23 aprile è stato organizzato un volo commerciale con 130 posti disponibili e i biglietti sono stati venduti alla “modica” cifra di 1881 euro a persona. Un volo che dovrebbe riportare a casa centinaia di persone in difficoltà: non vogliamo pensare ci sia qualcuno che riesca a lucrare su una situazione del genere. Quando abbiamo chiesto il perché di prezzi così esorbitanti, la risposta che ci è sempre stata data è che l’aereo deve arrivare vuoto in Argentina per poi ripartire con la metà dei passeggeri verso l’Italia. Senza dimenticare che ci sono circa 700 argentini bloccati in Italia che vogliono rientrare in patria, e rientrare in patria è un diritto, soprattutto durante una pandemia».
Alla questione economica, come denunciano i due influencer, si aggiungono i problemi tecnici nella vendita on-line dei biglietti aerei, che hanno impedito l’acquisto a chi poteva permetterselo, e la mancata comunicazione del volo a molte persone iscritte alla lista della Farnesina. «Noi ci troviamo a 1300 chilometri dall’aeroporto di Buenos Aires e non siamo autorizzati dalle autorità argentine a muoverci senza essere in possesso di un biglietto aereo. Qualora lo avessimo, le autorità locali si prendono 24 ore per rilasciare il permesso di transito. Per raggiungere Buenos Aires ci sono più di 15 posti di blocco stradale, non si può circolare di notte e non si può sostare durante il percorso: questo vorrebbe dire che necessitiamo di almeno 48 ore per il viaggio più 24 ore per il permesso, peccato che i voli si possano acquistare on-line soltanto 48 ore prima della partenza».
Di qui l’accorato appello alle autorità italiane: far partire al più presto dall’Italia in direzione Buenos Aires un aereo con gli argentini bloccati, quindi caricare gli italiani sullo stesso aereo e riportarli in Italia, riducendo i costi del volo e risolvendo due problemi in un colpo solo. Anche perché ora, in Argentina, incombe l’inverno e la situazione climatica rischia di farsi pesante. Ieri se non altro, per Sara e Luca, il primo passo in direzione Buenos Aires è stato compiuto, ma la strada verso Rubiana è ancora lunga.
su Luna Nuova di martedì 28 aprile 2020
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