LETTERATURA
01 Giugno 2020 - 22:05
Chi si ferma è perduto. Ed anche chi ha tempo non aspetti tempo. Così Giuseppe Tripicchio, in pensione dopo una vita dedicata all’insegnamento che lo ha portato fino alla dirigenza scolastica, ha deciso di mettesi a scrivere e ha da poco dato alle stampe il romanzo “Callida vulpecula”. Il libro narra una storia appassionata tra un uomo ed una donna, non giovanissimi, prima contrastata dalla famiglia patriarcale di lei, poi vissuta intensamente, con reciproco grande trasporto. Storia non scevra da colpi di scena, dalle difficoltà e dalle contraddizioni del terzo millennio. Infine, naufragata e conclusa nel Tribunale Ecclesiastico Rotale, con tanto di falsi testimoni. Il titolo allude, in maniera malcelata, alla favola di Fedro dove la volpina trascina...
su Luna Nuova di martedì 2 giugno 2020
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