COVID 19
26 Novembre 2020 - 22:43
di CLAUDIO ROVERE
La neve tarda a farsi vedere. Ma in alta valle quest’anno gli occhi sono puntati di più verso lo schermo televisivo che a quel poco beneaugurante azzurro del cielo. La carenza di gelida e soffice materia prima si può ovviare, in parte, con la tecnologia dei cannoni, ma non ci sarebbe rimedio contro un nuovo Dpcm che chiudesse gli impianti per le vacanze natalizie. Le esigenze sanitarie, eccezionali, da una parte, quelle economiche di un’industria che muove soldi e addetti e buona parte dell’economia da Oulx in su dall’altra. Entrambe legittime e il dibattito, in attesa di sicurezze e paletti in materia, si è accesso in questi ultimi giorni.
Sicurezze, è quello che chiedono i Comuni dell’Unione montana Comuni olimpici Via Lattea. «Tutti conosciamo, soprattutto noi amministratori della Via Lattea, l’importanza del sistema neve - spiega il presidente e sindaco di Sauze di Cesana Maurizio Beria d’Argentina - Un sistema che produce reddito, occupazione, investimenti con una forte e massiccia ricaduta turistica. Ora, per uscire dal generico e dalla incertezza, servono però posizioni chiare e decisioni politiche trasparenti ed efficaci. Pur sapendo, come ovvio e scontato, che molto se non tutto, dipende esclusivamente della curva epidemiologica che quotidianamente ritma e condiziona le singole decisioni politiche ed amministrative». Ma Beria è realista. «Sappiamo con altrettanto buon senso che non tutto, come ovvio, può essere solo una questione di euro, cioè economica. Se gli impianti di risalita saranno aperti è certo che si genera maggiore Pil che però, al contempo, rischia di dover coprire i maggiori costi sanitari per nuovi e potenziali contagi. Se si decide di non aprire, come pare orientato il governo Conte, è ovvio che si deve provvedere con rapidità ed efficacia al ristoro dei mancati incassi dei vari operatori colpiti dalla chiusura. Resta, inoltre, da definire il danno causato dal cosiddetto ‘fermo macchina’ nonchè gli effetti psicologici negativi per gli stessi operatori e soggetti che non potranno godersi la neve nel periodo natalizio».
«Scelte politiche, comunque sia, che esulano dalle singole amministrazioni locali e dagli operatori del settore e che vanno, a questo punto, definite e disciplinate solo e soltanto a livello sovra nazionale ed europeo - secondo Beria - Sarebbe, infatti, curioso se l’Italia decidesse di chiudere tutto per motivi di prevenzione e di sicurezza sanitaria e i paesi confinanti assumessero decisioni contrastanti se non opposte sul medesimo tema. Sarebbe un atteggiamento incomprensibile nonchè punitivo per un settore importante della economia del nostro paese. È chiaro, infine - e va pur detto - che a fronte della sconsiderata libertà di movimento autorizzata dal Governo nel periodo estivo a favore delle realtà turistiche balneari, non si può non comprendere, se non giustificare, anche l’irritazione dei comprensori sciistici per i nuovi, seppur fondati, orientamenti politici del governo centrale».
Gianni Poncet, neo sindaco di Sestriere, si porta però già avanti. «Siano pronti per l’apertura a Natale», il suo annuncio nella giornata di ieri. In attesa di conoscere le decisioni da parte del Governo, a Sestriere si lavora a getto continuo. L’obiettivo è quello di aprire la stazione turistica per le vacanze di Natale. Il tutto predisponendo piani e misure adeguate affinché si possa gestire al meglio l’arrivo degli appassionati di montagna nonché dei proprietari di seconde case. «Siamo pronti - spiega Poncet - e faremo tutto il possibile per cercare, con la massima sicurezza, di far aprire le piste e le varie attività che rispetteranno le regole del distanziamento sociale e tutto quello che è fondamentale per sciare in sicurezza sotto tutti i punti di vista. Noi ci auguriamo, e faremo di tutto, affinché lo sci alpino continui ad essere l’elemento trainante della stagione invernale. Abbiamo un comprensorio sciistico vastissimo che consente un distanziamento ancor più in sicurezza rispetto all’estate quando abbiamo avuto molti turisti sono saliti a Sestriere per gite ed escursioni lungo la nostra rete sentieristica».
Ma per forza di cose occorrerà trovare delle alternative, magari anche a medio-lungo termine, per ovviare alla sempre più evidente scarsità della materia prima, la neve. «Oltre allo sci alpino, com’era già tra gli obiettivi di miglioramento dell’accoglienza della nostra stazione turistica, andremo a potenziare altre attività come lo sci di fondo in località Monterotta insieme alle ciaspole, con una sentieristica che verrà potenziata con il posizionamento di nuove indicazioni. E poi ancora le e-bike, anche in versione invernale con gomme chiodate in caso di percorsi su neve, insieme a tante attività all’aria aperta oltre al Palazzo dello Sport che, nel rispetto dei protocolli, potrebbe offrire attività per altre opportunità ludico motorie individuali».
Anche a Bardonecchia i cannoni sparaneve sono in funzione da diversi giorni, tracciando linee bianche nel bosco tardo autunnale. Il sindaco Francesco Avato si dice un po’ stufo del dibattito spesso inconcludente che si è ingenerato in questi ultimi giorni fra “apri-pista” e “chiudi-pista”. «In Italia riduciamo sempre tutto ad una questione politica, destra contro sinistra, Governo centrale contro Regioni - sbotta - questa in verità è soltanto una cortina fumogena, è la punta dell’iceberg di una carenza strutturale, la mancanza di una politica della montagna in Italia; chiunque si sente in dovere di parlare quando in realtà sono in pochi a conoscere bene la montagna». Poi entra nello specifico. «Lo sci può essere gestito bene in sicurezza; si smetta di fare le battaglie ideologiche, da una parte e dall’altra, nessuno di noi vuole trovarsi con centinaia di malati di covid sulla coscienza, ma proprio per questo ci siamo attivati per far sì che si possa sciare in sicurezza; stiamo collaborando con il Politecnico di Torino per trovare degli standard rispettosi da applicare alla nostra politica anti Covid, soprattutto per quanto riguarda mobilità e accessibilità degli utenti agli impianti di risalita, e la Colomion sta collaborando in questo senso e ci ha sottoposto una proposta che riteniamo molto interessante per le vacanze di Natale, quella di aprire gli impianti ma soltanto agli sci club, che da noi sono molti e raccolgono una buona schiera di ragazzi; sarebbe un modo intelligente di contingentare il numero di sciatori già a monte».
Sì, però la sempre maggiore carenza di neve costringerà, prima o poi, stazioni come Bardonecchia, che se è vero che toccano altezze elevate come lo Jafferau con le proprie piste ma è altrettanto vero che avranno sempre più problemi a garantire una copertura bianca diffusa alle basse quote, a fare i conti con i cambiamenti climatici. Per questo nel recente studio presentato dalle guide alpine e dall’Intersezionale del Cai valsusino, firmato proprio da due bardonecchiesi, Alberto Borello e Pietro Scaglia, si chiede a gran voce di riconvertire l’industria dello sci in un turismo lento, dolce, diffuso, come già sperimentato con successo in alcune regioni della Francia e dell’Austria. Una “provocazione” condivisa anche da Reinhold Messner in una recente intervista su La Repubblica. “Si riducono la montagna, la neve e il turismo, all’industria degli impianti di risalita e ai caroselli sciistici. Chi vive nelle città, in Europa e in Italia, viene convinto che non ha senso il tempo libero in alta quota senza gli sci ai piedi su una seggiovia. Il Covid offre l’opportunità per aggiungere a tutto questo il più vasto universo della libertà.
La montagna autentica in inverno resta anche sci alpinismo, sci da fondo, slitta, ciaspole, escursionismo e pattinaggio su ghiaccio. Non si può concludere che senza piste da discesa aperte si vieta alle persone di rigenerarsi nella natura alpina”. «Certo è una direzione in cui occorrerà andare, ma senza tralasciare il resto - chiosa Francesco Avato - in un’auto però non si può cambiare il motore in corsa senza averne un contraccolpo; non siamo ancora pronti e per dirla tutta ho il timore che se a Natale le piste fossero off-limits per decreto, la gente verrebbe su lo stesso e il problema si sposterebbe soltanto un po’ più in là, in via Medail, oppure in montagna, ma in luoghi non controllati, con aumento e non diminuzione del rischio».
Su Luna Nuova di venerdì 27 novembre 2020
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