EMERGENZA
26 Novembre 2020 - 22:43
di EVA MONTI
«Se riusciremo a tirarci fuori da questa pandemia, dovremo renderci conto che il potere, il denaro, la ricchezza e neanche l’arte, la bellezza riusciranno a procurarci l’ossigeno per cui stiamo combattendo». Così aveva scritto Rodolfo Moretti, 81 anni, noto pittore rivolese, il 2 novembre scorso. «Papà purtroppo ha perso la sua guerra contro il Covid», afferma ora la figlia Laura dando la notizia della sua morte, avvenuta mercoledì sera alle 19,15 all’ospedale di Rivoli.
«Il coronavirus lo ha portato via in una settimana», precisa. «Era anziano, ma in perfetta salute», commenta dandone notizia assieme ai nipoti Federico e Riccardo Fusero e la moglie Rita, con la quale aveva festeggiato, ad aprile, l’anniversario di matrimonio. Moretti era nato a Torino il primo settembre del 1939 e vi aveva vissuto a lungo, per trasferirsi poi a Rivoli. Abitava con la moglie Rita Sina in zona Bastioni, vicino alla figlia. Aveva festeggiato le due diverse ricorrenze in casa, come tutti, in questo anno così segnato dal distanziamento e dalle limitazioni necessarie per la lotta contro questo Coronavirus. Lui però era ottimista e, soprattutto, aveva dentro sé una grande forza di spirito.
«Dovremo ricordare che il mondo continua la sua vita ed è bellissimo anche senza di noi - aveva scritto quasi profetico quel 2 novembre, ancora lontano dalla malattia che lo avrebbe assalito qualche settimana dopo - Noi non siamo necessari. L’aria, la terra, l’acqua e il cielo stanno bene anche senza di noi. Non siamo i padroni del mondo, siamo suoi ospiti». Ignaro che sarebbe toccato a lui lasciare questa terra, ma già pieno di questo pensiero “filosofico” che lo ha sempre accompagnato, assieme alle sue grandi passioni: la pittura e la musica.
Tecnico della Telecom, quando lavorava, aveva appreso l’amore per tele e pennelli dal padre, pittore, ed una volta andato in pensione si era dedicato anima e corpo a questa arte. La sua tecnica personale era l’acquarello, che reputava adatto a cogliere paesaggi e scorci della sua Rivoli tanto amata. «Una mano “leggera e delicata” ed uno sguardo capace di cogliere gli aspetti più nascosti della città», commenta Silvano Folco, compagno della figlia. Lo stesso Moretti diceva di questa tecnica che «non lascia scampo a sbagli e ripensamenti, non si può come con l’olio su tela fare correzioni».
E poi la musica, il jazz, ma anche il rock classico. Qualcosa di questa passione per le note deve aver passato con il dna ai nipoti, visto che Federico è autore di musiche. «Nonno fai buon viaggio - augurano ora assieme alla loro madre - continua a dipingere e ascolta la musica che tanto hai amato». Laura non si capacita di questa perdita. «Era davvero in buona salute», ribadisce. Non è affatto vero dunque che se ne vanno solo quelli che hanno gravi patologie. Questo Covid 19 trova il modo di portar via anche chi non ne ha, come dimostra il “bollettino di guerra” che ogni giorno ascoltiamo in televisione.
Il mondo dell’arte rivolese, particolarmente ricco in una città che conta una decina di atelier e laboratori di pittura, è addolorato e si unisce alla famiglia nel piangere l’immane perdita comunicata da Laura «con immensa tristezza e commozione». Laura ha voluto condivide la notizia con «tutti i rivolesi che lo conoscevano come uomo e come artista acquerellista, innamorato della sua città». La famiglia fa sapere che «considerate le sue convinzioni, il suo pensiero e il suo sentire, non ci sarà funerale».
Su Luna Nuova di venerdì 27 novembre 2020
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