COVID 19
26 Novembre 2020 - 22:43
di CLAUDIO ROVERE
C’è anche una rappresentanza valsusina, che si rinfoltirà nelle prossime settimane, nel neonato covid-hospital del Valentino, inaugurato nel weekend sotto le volte del Padiglione V di Torino Esposizioni, e che a pieno regime potrebbe ospitare oltre 450 malati di coronavirus.
Tra di loro anche un venausino, Salvatore Intorre, 58 anni, volontario del Comitato di Susa della Croce Rossa Italia. Intorre, ex comandante della stazione carabinieri di Chiomonte, ora in pensione dopo 33 anni di servizio, dedica da alcuni anni la propria vita al volontariato, in particolare alla Croce Rossa segusina, di cui è uno dei membri più attivi, con servizi di base ma anche nei più pericolosi trasporti Covid. E quando si è presentata la possibilità è stato il primo ad alzare la mano per poter partecipare all’impresa. È al Valentino da domenica, giorno dell’inaugurazione, e ci rimarrà fino a questo fine settimana, perchè i turni sono di una settimana. Tampone all’ingresso e tampone all’uscita, per la sicurezza di operatori, malati e familiari al ritorno a casa, dpi e regole ferree, come si conviene in quello che a tutti gli effetti è un ospedale, anche se da campo, con il tetto del Padiglione V sulla testa.
«È una bella esperienza - racconta Intorre, che è in Croce Rossa da ormai dieci anni - interessante, essere i primi ad entrare in una struttura così nuova e grande fa un certo effetto, ma quando ho deciso di fare volontariato mi era ripromesso di provare tutto quello che potevo per aiutare gli altri e questa è sicuramente una delle esperienze più intriganti».
In realtà i dieci volontari provenienti dai Comitati Cri di tutto il Piemonte non sono a diretto contatto con i malati, compito demandato a medici e infermieri. «Ma garantiamo il supporto logistico - spiega Intorre - una struttura così grande e complessa ha un sacco di necessità in questo senso e non corriamo certo il rischio di annoiarci».
Un’esperienza interessante, certo, ed in cui non si corre il rischio di annoiarsi, ma anche con una componente di pericolo di infezione non irrilevante. C’è paura in voi? «Beh, quella c’è sempre - ammette - ma occorre conviverci, siamo gente con la testa sul collo e stiamo ovviamente molto attenti».
Insieme alla Croce Rossa operano al Valentino anche i volontari dell’Anpas e del Soccorso alpino e speleologico piemontese. «Sono un centinaio i volontari che hanno dato la loro disponibilità - spiega il presidente del Soccorso alpino piemontese, il giavenese Luca Giaj Arcota - per adesso garantiamo turni da 10 elementi la settimana, ma all’occorrenza potremo fornirne anche di più, soprattutto nel corso delle festività natalizie, quando abbiamo ricevuto numerose adesioni da tutto il Piemonte».
I volontari del Soccorso alpino piemontese oltre ai due tamponi all’ingresso e all’uscita del covid hospital aggiungono un ulteriore tampone rapido, per maggiore sicurezza, a 72 dalla fine della settimana di turno. Tra il centinaio di volontari una ventina arrivano dalla valle di Susa e dalla val Sangone. Fa un po’ specie vedere uomini di montagna in riva al Po... «Beh, la zona rossa impedisce quasi totalmente di andare in montagna e per forza di cose sono diminuiti gli incidenti ed i casi in cui necessita il nostro intervento - osserva Giaj Arcota - Così ci è sembrato giusto aiutare dove c’è bisogno adesso e la risposta dei volontari mi è sembrata eccellente».
Su Luna Nuova di venerdì 27 novembre 2020
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