EMERGENZA SANITARIA

Coazze, lezione in piazza contro la Didattica a distanza

La protesta di alcuni ragazzi e genitori delle terze della Nicoletta

03 Dicembre 2020 - 23:03

Coazze, lezione in piazza contro la Didattica a distanza

di DANIELE FENOGLIO

Banchi, libri e pc in piazza: una “normale” giornata di scuola per un gruppo di ragazzini delle terze scuola media Nicoletta di Coazze, che stanchi della Didattica a distanza e come gesto di protesta, questa settimana hanno fatto alcune ore di lezione dalla piazzetta antistante la scuola, anziché dalle camerette di casa. Il martedì e il giovedì, come molti altri ragazzi nel resto della penisola. Al loro fianco, a dargli man forte, mamme e papà. Nel mirino in particolare la Regione, che per la scuola ha deciso di mantenere le restrizioni da “zona rossa”.

«La delusione nell’apprendere che nonostante quanto previsto dal Dpcm per le zone arancioni la Regione Piemonte ha deciso che i ragazzi delle seconde e terze medie non torneranno a scuola, è veramente molto alta. Scrivere sui profili social per sfogarsi come molti altri cittadini con commenti e frasi a volte anche poco consone, non è una strada che possa portare ad alcuna soluzione - hanno scritto i genitori in una lettera aperta indirizzata tra gli altri ai vertici della Regione - Però vorremmo rivolgerci ai diretti interessati, al Governatore del Piemonte Alberto Cirio e a tutti i suoi consiglieri, e fare alcune domande: cosa rischiano i ragazzi che frequentano scuole di quartiere o di paese e per il 90 per cento non si avvalgono di mezzi pubblici a tornare in classe? Avete provato a mettervi nei panni di questi giovani ragazzi che non hanno ancora la maturità per darsi delle regole nello studio e pertanto non sono in grado di affrontare per lungo tempo una didattica a distanza con buoni risultati?».

Non solo, «Cosa pensereste se i vostri fratelli e sorelle più piccole avessero mantenuto questo fondamentale diritto di andare a scuola e voi no? - proseguono le mamme e i papà - Cosa fareste al posto di noi genitori, che siamo impotenti davanti a dei pc anonimi, per continuare a motivare i vostri figli a studiare e ad impegnarsi? Per far loro capire che la scuola dovrebbe essere la base da cui si parte per formare la società? Avete pensato ai genitori che non hanno lo smart working e devono lasciare figli di 12 e 13 anni da soli a casa intere giornate? Voi lascereste i vostri figli soli in casa per più di otto ore? Perché in una regione come il Piemonte non possano esserci le stesse regole del resto d’Italia? E volendo dirla tutta, perché in Italia la scuola non è considerata un diritto fondamentale come in tutti gli altri stati Europei? Perché i nostri ragazzi per assurdo oggi potrebbero andare a fare compere in un centro commerciale ma non possono andare a scuola? Ecco, a queste domande noi non abbiamo una risposta, c’è qualcuno che può darcele?».

Le rimostranze però non si limitano a questo. Tra le altre, l’incoerenza del provvedimento: «Attualmente i ragazzi potrebbero andare al centro commerciale, ma non in classe - lamentano i genitori - La Dad va bene per l’emergenza quando è grave, ma adesso non è lo strumento migliore per farli studiate: le “ore” di lezione durano 45 minuti, dei quali i primi dieci servono per il solo appello, quello che resta è troppo poco per una formazione adeguata; alcuni insegnanti non li hanno mai visti di persona perché sono stati nominati a novembre, ad anno già iniziato e scuola “chiusa”, manca quindi il rapporto personale». Per non parlare dei danni alla socialità, con restrizioni agli incontri proprio nel periodo in cui si formano i caratteri.

Su Luna Nuova di venerdì 4 dicembre 2020

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