REGALO
21 Dicembre 2020 - 23:24
L’illustrazione è realizzata da Manuele Barone, di Caselette, allievo al 2° anno del Corso Operatore Grafico Multimedia - Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri - Sede di Avigliana
Se aveste chiesto a qualcuno notizie sul passato di Uderzio, vi avrebbero risposto tutti in maniera evasiva. La verità era che nessuno, neppure i vecchi della borgata, avevano memoria di chi fossero i genitori del loro compaesano. Era arrivato lì un giorno di maggio del 1954, a bordo di una vecchia Fiat 500 Giardinetta e aveva preso possesso di una baita abbandonata.
«È di qualcuno quella casa?». Aveva domandato a Gustu, mentre questi era intento a zappare il terreno.
«No. Sono anni che è abbandonata». Gli aveva risposto, senza interrompere il lavoro.
«Allora ci vado io. Dà fastidio?».
Gustu si era fermato, aveva raddrizzato la schiena e, senza abbandonare la presa sulla zappa, aveva fissato lo straniero arrivato da chissà dove. Era un bel ragazzo, alto, muscoloso, con gli occhi verdi.
«Ah, la prenda pure. Basta che non le crolli addosso». Aveva risposto.
«Non crollerà».
L’uomo si era avvicinato alla baita in rovina, poi si era voltato verso Gustu che era rimasto a osservarlo.
«Mi chiamo Uderzio».
«Io Gustu». Ed era tornato a zappare.
Uderzio aveva parcheggiato la 500 in uno spiazzo vuoto di fianco alla baita ed era entrato. L’edificio era davvero malridotto...
su Luna Nuova di martedì 22 dicembre 2020
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