SOLIDARIETA'

S.Antonino: col "Caffè sospeso" doni per le scuole dai bar del paese

E ora il nuovo lockdown: «Accanimento contro i locali, ma sono sicuri»

21 Dicembre 2020 - 23:24

S.Antonino: col "Caffè sospeso" doni per le scuole dai bar del paese

di MARCO GIAVELLI

La solidarietà raddoppia, proprio nel momento in cui i bar, come i ristoranti e tutto il settore, si preparano ad una nuova pesantissima serrata durante le vacanze natalizie. Se il “Caffè sospeso” ha già regalato un momento di sollievo a molti avventori in difficoltà economiche a causa della pandemia, ora sono le scuole di Sant’Antonino a beneficiare dell’iniziativa solidale lanciata in estate da nove bar del paese: caffetteria-risto-winebar Il Provenzale, Caffè 500, tisaneria-caffetteria Profumo di Tè, ristorante Al km Zero della Società Cooperativa, bar della Piazza, Gran Central Cafè, caffetteria Bar… Botto, Adesso Sì-Nostus e bar Anna. Che tutti insieme hanno deciso di devolvere all’Istituto comprensivo Centopassi il corrispettivo dei “caffè sospesi” generosamente offerti dai clienti ma che non sono stati consumati al bancone.

La somma ammonta a 250 euro ed è stata tramutata in materiale didattico come pennarelli, matite colorate, risme di carta per fotocopie e colorata, rotoli di carta, chiavette usb e bicchierini monouso: il maxi-pacco dono natalizio è stato consegnato ieri mattina alla dirigente scolastica Margherita Rescigno. «Purtroppo, a causa della pandemia, non è stato possibile organizzare un momento pubblico - sottolinea la professoressa Elena Gadoni, vicepreside dell’Istituto Centopassi - ma la scuola ringrazia infinitamente chi, in un momento difficile e complesso come questo, ha pensato ai ragazzi e con generosità ha donato qualcosa per loro». Ricordiamo che il “Caffè sospeso” è un’antica tradizione napoletana che consiste nel lasciare un caffè pagato a beneficio di una persona, ancorché sconosciuta, che si trova in una situazione di difficoltà: ciascuno dei nove bar di Sant’Antonino ha così pensato, dalla scorsa estate, di mettere a disposizione 20 “caffè sospesi”, proponendo ai clienti la possibilità di fare altrettanto per regalare un sorriso a quanti, stretti nella morsa della crisi economica, fanno fatica anche soltanto a concedersi un semplice caffè al bancone.

«La generosità è stata notevole - spiegano Rosanna Mauro della caffetteria-risto-winebar Il Provenzale, Erika Vallarella del bar della Piazza, Simonetta Cantore del Gran Central Cafè e Federica Burdino della tisaneria-caffetteria Profumo di Tè - Molte persone in difficoltà hanno giustamente colto l’occasione, talvolta in modo spontaneo, in altri casi spinte da noi, ma evidentemente non tutti se la sono sentita, ed è umano che ciò sia successo: abbiamo quindi avanzato una cifra consistente che, essendo stata offerta per questa finalità dai nostri clienti, abbiamo deciso di devolvere comunque a scopo benefico acquistando materiale didattico per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di Sant’Antonino. Poiché purtroppo l’emergenza sanitaria sta continuando, abbiamo scelto di proseguire con l’iniziativa fino a quando sarà necessario: se dovessimo nuovamente avanzare una cifra la devolveremo sempre a scopo benefico».

Ma parlando di crisi economica, non si può non toccare il momento di difficoltà che gli stessi bar vivranno di nuovo con il lockdown natalizio varato dal governo per ridurre al minimo i contatti tra le persone e prevenire un’eventuale terza ondata dell’emergenza Covid-19: «Siamo molto demoralizzati - commentano le quattro titolari di bar - sembra che si siano accaniti contro la nostra categoria, ma se si seguono i protocolli di sicurezza con barriere, distanze e sanificazione, come per altro abbiamo sempre fatto, anche i bar sono luoghi sicuri. E poi, onestamente, spesso l’atteggiamento denota uno scarso rispetto verso il nostro lavoro: per aprire il bar la mattina noi ci alziamo presto e non è corretto fare una conferenza stampa a tarda ora per annunciare misure che incidono in modo così impattante sulla vita lavorativa, anche sulla stessa mattina seguente, com’era capitato a marzo. Noi non vogliamo nessuna elemosina: chiediamo solo di poter lavorare».

I ristori in questa seconda ondata sono comunque arrivati sui conti correnti: «Uno per partita Iva, sì, ma in tempi ragionevoli e in quantità relativamente adeguata, ed è giusto riconoscerlo. È vero che a novembre, rispetto a marzo-aprile, abbiamo potuto svolgere attività di asporto, ma gli incassi sono quelli che sono, spesso bassissimi, tanto più in inverno, e non copri nemmeno le spese vive di apertura: farsi una colazione da asporto consumandola fuori al freddo è qualcosa di improponibile, eppure non sono mancati i clienti che, per sostenerci, lo hanno fatto. A tutti loro va un grande ringraziamento».

Da giovedì 24 a mercoledì 6 gennaio si torna ad un misto di zona rossa e arancione con il solo asporto consentito fino alle 22, oltre alle consegne a domicilio. E l’indecisione permane: «Non sappiamo ancora come affrontare questo nuovo lockdown, se chiudere del tutto o se aprire per come ci è consentito. Molto dipende anche dalla dislocazione dell’attività, se si trova in zone dove un minimo di persone circolano. Certo è che venendo meno i clienti di fuori paese, che tutti abbiamo, non sempre il gioco vale la candela».

su Luna Nuova di martedì 22 dicembre 2020

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