COVID 19
14 Gennaio 2021 - 22:49
di CLAUDIO ROVERE
Giubbotti imbottiti e giaccavento, berrettoni, mascherina, pc, tablet o smartphone, cuffie per isolarsi dal mondo intorno. Meno freddo del previsto, ma tanto, tantissimo vento. Ci vuole una bella dose di coraggio per affrontare sei ore di lezione, dalle 8 alle 14, in queste condizioni. Ma gli studenti del liceo Norberto Rosa di Bussoleno, scientifico, scienze applicate e artistico, hanno dimostrato di averlo. Una protesta silenziosa la loro, ma decisa e resa più credibile dal fatto stesso di essere stata intrapresa nonostante le condizioni meteo non proprio ideali.
La protesta sui banchi è andata in scena ieri mattina. Una ventina i ragazzi coinvolti, dai due coraggiosi “primini” a quelli con più esperienza. Tutti avvolti nel loro abbigliamento multistrato e impegnati a non lasciarsi sfuggire fogli e quaderni in balia delle folate di foehn, che ha soffiato deciso per tutta la durata dell’inedita lezione in piazza. Sì, perchè le porte del liceo non si sono aperte e la lezione-protesta è stata attuata nella parte alta dell’adiacente piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. Sulle tacche blu che delimitano lo spazio occupato dai banchi dei mercandin il lunedì mattina per una volta hanno preso posto i “banchi”, i tavoloni presi a prestito dal vicino centro polivalente, come pure le sedie, anche se uno studente previdente è arrivato con tanto di tavolino ripiegabile personale.
Prima dell’inizio delle lezioni, sorvegliate dalla polizia municipale, che ha deviato il traffico dalla piazza, e sorrette dal personale del comune per le esigenze logistiche, è venuta a portare la sua solidarietà anche la sindaca bussolenese Bruna Consolini, che nel liceo di piazza Cavalieri di Vittorio Veneto ha vissuto una parte importante della sua corriera di docente.
«La nostra non è una presa di posizione nè contro la scuola nè tanto meno contro il preside - sottolinea una delle organizzatrici dello “sciopero bianco”, Alissa Rizzo, rappresentante di classe della 3ª C - ma contro questo sistema che ci costringe ormai da troppo tempo alla didattica a distanza, che spersonalizza lo studio; non c’è il contatto umano, che per la crescita di uno studente è importante tanto quanto lo studio, e poi nel nostro caso, soprattutto per le scienze applicate e l’artistico, dover rinunciare alle molte ore di laboratorio previste non è più sostenibile e se nel corso del primo lockdown abbiamo sopportato, facendo la nostra parte, adesso non siamo più disposti a farlo, perchè c’era il tempo per preparare un piano scuola per l’autunno e invece non è stato fatto, forse la scuola non è davvero una priorità».
D’accordo, ma in teoria da lunedì in Piemonte, salvo un sempre possibile aggravarsi dell’emergenza Covid, si tornerà a fare lezione in presenza per almeno il 50 per cento delle ore... «È vero - ammette Alissa - ma sinceramente non ci fidiamo più; avremmo già dovuto tornare a fare lezione in presenza da lunedì scorso, ma invece siamo ancora qui». In effetti il Piemonte è tornato ad essere inserito nelle regioni a rischio e molto probabilmente con il Dpcm che sarà annunciato domani tornerà in zona arancione dopo una sola settimana in giallo e va da sè che il ritorno sui banchi potrebbe ancora slittare.
Su Luna Nuova di venerdì 15 gennaio 2021
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