COVID 19
04 Febbraio 2021 - 22:40
di CLAUDIO ROVERE
Non è ancora ufficiale, in quanto il provvedimento dovrà essere inserito in un Dpcm, ma a metà febbraio potrebbero riaprire gli impianti sciistici. Almeno per le Regioni in zona gialla. Meglio tardi che mai, anche se la montagna valsusina sarà comunque costretta a leccarsi le ferite nel consuntivo stagionale. Il Comitato tecnico scientifico ha deciso di dare il via libera dal 15 febbraio all’apertura degli impianti nelle regioni in zona gialla, quindi il Piemonte, per il momento, è compreso. Resteranno invece chiusi nelle regioni arancioni e rosse. È stata quindi bocciata l’ipotesi formulata dalle Regioni in base alla quale gli impianti avrebbero potuto riaprire anche nelle zone arancioni, con una capienza ridotta al 50 per cento. «Ovviamente questo non basterà. Servirà comunque prevedere ristori per il comparto della montagna che ha visto la stagione compromessa», osserva in una nota l’europarlamentare Alessandro Panza, responsabile del dipartimento montagna della Lega.
Più soddisfazione traspare invece nelle parole del presidente Uncem Marco Bussone. «La stagione dello sci potrà riprendere, nelle ‘regioni gialle’, il 15 febbraio. Finalmente. Uncem lo ritiene un segnale positivo. Perché andiamo verso una possibile normalità e ripresa. Il settore turistico può ripartire. Tutti siamo consapevoli della crisi gravissima che la montagna vive. Tante categorie hanno visto fatturati azzerati. Ora si può ripartire, con buon senso, regole chiare e impegno di tutti. Attendiamo di vedere i documenti del Cts ma siamo sempre stati convinti che le proposte delle Regioni per il contingentamento degli accessi sulle piste e in seggiovie e cabinovie fossere adeguate per la fase che stiamo rivivendo. Ripartiamo in montagna dopo le crociere, come molti hanno osservato. Ma finalmente ripartiamo. E aspettiamo i ristori. Con il nuovo Governo la montagna dovrà tornare al centro delle politiche per il Paese. Il turismo invernale è indubbiamente un pilastro dello sviluppo delle Alpi e degli Appennini».
Più prudente invece il sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato. «Siamo soddisfatti, ovviamente, il Sì del Comitato tecnico scientifico è un passaggio importante, ma occorrerà attendere il Dpcm apposito per avere la certezza della riapertura e nel frattempo i colori delle regioni potrebbero cambiare, quindi stiamo attenti a cantare vittoria prima del tempo». Anche perchè a questo punto della stagione non è detto che le società di gestione degli impianti riscontrino benefici economici in un’apertura a stagione ormai avanzata o, per dirla tutta, ormai compromessa. «Ho appena parlato con la Colomion, che in questi mesi è sempre stata disponibile per l’apertura parziale a vantaggio degli sci club ed ha dimostrato di credere in un’apertura piena - spiega Avato - ma al momento sono ancora troppi i punti interrogativi perchè possa esprimersi in una senso e nell’altro e l’ho posso benissimo comprendere». Anche perchè le ultime voci in merito prevederebbero un ulteriore spostamento di due giorni, al 17. Ma non si tratta di due giorni qualsiasi, ma quelli del carnevale, che potrebbero portare parecchie famiglie sulle piste.
Frattanto dopo Sestriere anche Bardonecchia, raccogliendo la proposta di Marco Di Marco, scrittore e giornalista, direttore del mensile Sciare Magazine, nella mattinata di oggi, venerdì 5 febbraio, alle 10 in punto, al pari di tutte le stazioni sciistiche dell’arco alpino ed appenninico, in sintonia con Uncem, per un minuto farà suonare le campane delle sue chiese, allo scopo di richiamare l’attenzione di tutti sul difficile momento di chi vive e lavora in montagna, ai tempi della diffusione delle emergenze sanitaria, sociale ed economica, generata dalla pandemia Covid-19 e delle diverse norme volte a contenerne la diffusione. L’amministrazione comunale di Bardonecchia,ha aderito all’evento organizzando, in collaborazione con le varie componenti socio-economiche territoriali, per venerdì in concomitanza con il suono delle campane, sul sagrato della chiesa parrocchiale di Sant’Ippolito, un evento (simile ad un flash mob) con protagonisti i rappresentanti dei maestri delle varie discipline alpine, dei commercianti, dei negozianti, degli albergatori, dei vertici e degli uomini e donne della Colomion spa, società che gestisce impianti e piste del comprensorio sciistico, i professionisti del mondo della neve e dell’indotto, a fianco, ma a debita distanza, si esibiranno in una dinamica e simpatica azione comune.
«Abbiamo deciso di buon grado di aderire all’evento dal forte valore simbolico - sostiene Avato - sicuramente un importante momento solidale. Più che diffondere proclami, rimaniamo in attesa di notizie positive, che invertano l’attuale situazione molto difficile un po’ per tutti coloro che vivono e lavorano in montagna. Il tutto si svolgerà nel pieno rispetto delle norme volte a contenere la diffusione della pandemia, ad iniziare dalla scrupolosa osservanza delle numerose norme anti Covid-19». «Lo scopo primario - chiarisce Marco Di Marco, ispiratore dell’evento - è quello di dare un segnale di montagna unita e compatta in un periodo in cui gli enormi problemi che la coinvolgono, uno su tutti la chiusura ai turisti degli impianti di risalita - stanno finendo dentro ad un cassetto per essere dimenticati. L’evento non ha colori politici appartiene solo e soltanto alle nostre montagne bianche e non vuole essere assolutamente un lamento, bensì semplicemente un segnale di richiamo a non dimenticarsi della montagna che deve rimanere assolutamente tra gli argomenti di attualità a tutti i livelli, alla vigilia dei Campionati Mondiali di sci alpino».
Su Luna Nuova di venerdì 5 febbraio 2021
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