EMERGENZA COVID
15 Marzo 2021 - 23:33
di STEFANO TONIOLO
Tutti uniti contro la Dad. Genitori, bambini e studenti delle superiori. Tutti in piazza per dire un secco “no” alla decisione di chiudere le scuole e, di conseguenza, di mettere in didattica a distanza gli studenti dalle elementari alle superiori. La protesta è andata in scena sabato mattina in piazza Martiri, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine. C’è chi è lì perché è studente e con la dad ha difficoltà: «Impariamo poco», si dice. Ci sono anche tanti genitori che protestano perché non possono lavorare in smart working o, anche se lavorano in smart working, non riescono a conciliare il proprio lavoro con la gestione dei propri figli. A portare avanti le istanze della fetta più giovane del mondo scolastico è stata Valentina Mittiga, che ha organizzato il sit-in da parte dei genitori delle scuole elementari rivolesi.
«Per la primaria la dad non è scuola, non è istruzione, non è diritto allo studio e soprattutto mette moltissimo in difficoltà i genitori che devono lavorare - protesta al megafono - Non sono state nemmeno rispettate le norme che prevedevano la frequenza per i key workers, quindi operatori sanitari, chi non ha possibilità di prendere congedo parentale e questo è assolutamente ingiusto nei confronti delle famiglie. Non tutela il diritto allo studio, non tutela il diritto al lavoro e mi sembra assolutamente antidemocratico. Quindi noi chiediamo di poter tornare a scuola in presenza per tutti, ma assoluta priorità alla primaria e a chi ha difficoltà oggettive nella gestione della didattica a distanza».
In piazza Martiri si sono radunati anche alcuni studenti della scuola superiori per seguire simbolicamente la lezione. Un gesto di dissenso verso le decisioni governative e regionali. Lo slogan sugli striscioni è “scuola virtuale, pericolo sociale”. Sottotitolo: “#occupiamoci della scuola”. «Noi siamo stanchi di vivere in queste condizioni. È passato più di un anno e ci troviamo sempre chiusi in casa, con la scuola chiusa. Infatti la prima cosa che chiudono è sempre la scuola e detto sinceramente la dad sì, ti può aiutare a riempire quel vuoti fino a un certo punto, ma non potrà sostituire la scuola tradizionale: noi abbiamo bisogno dell’istruzione per quella che è».
A parlare è Efsane Kunduru, studentessa del liceo “Charles Darwin”, di cui è rappresentante. La didattica a distanza secondo lei porta molti disagi agli studenti: «La dad non è l’istruzione di cui abbiamo bisogno, perché non ti aiuta più di tanto, ma anzi ti mette in difficoltà, quando qualcuno non capisce qualcosa perché va via la connessione o perché c’è qualche problema a casa - dice - La scuola invece è come una seconda casa per tutti, dove conosciamo i nostri amici e vediamo i professori faccia a faccia. Abbiamo bisogno di quel contatto e di quel rapporto umano che in casa non abbiamo. In casa per ogni minima cosa ci si distrae e ci si perde. Invece a scuola non è così. A scuola le regole vengono sempre rispettate. Nella mia scuola le mascherine le abbiamo sempre e il distanziamento c’è sempre. Hanno anche fatto fare il vaccino ai docenti per poi chiudere le scuole. In queste condizioni non mi ci ritrovo e vorrei manifestare il mio dissenso».
Ma le scuole sono luogo di contagio o no? «A parer mio no, non le scuole stesse - risponde chiaramente Efsane Kunduru - Se il contagio c’è è per qualcosa di esterno, perché le regole non sono rispettate all’esterno, ma nella scuola di per sé le regole vengono sempre rispettate: i banchi sono distanziati di un metro, i professori mettono sempre la mascherina e prima di entrare ci si disinfetta sempre le mani. Le regole vengono sempre rispettate, quindi non ha senso chiudere le scuole».
Su Luna Nuova di martedì 16 marzo 2021
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