COVID 19
20 Aprile 2021 - 01:02
di CLAUDIO ROVERE
Laura Rossetto ha un fisico da sirena e uno sguardo deciso. Ma di questi tempi gestire una piscina non è proprio uno dei lavori più augurabili ed è difficile rimanere a galla quando il lockdown ti ha sprangato le corsie dallo scorso ottobre. Forse riapriranno dal 1° giugno, ma soltanto quelle all’aperto, e nel frattempo ti devi accontentare dei ristori, se mai arriveranno. Ma non se hai un fisico da sirena e lo sguardo deciso di chi a 35 anni ha voglia di lavorare, facendo se possibile qualcosa riconducibile al suo lungo percorso di studi, e di mantenere la propria indipendenza.
Ecco allora l’idea, aguzzata dal momento di difficoltà: mettere insieme la propria laurea in scienze motorie e quei terreni dietro casa, a Vignecombe, dove il papà Giorgio ormai è accademico dell’olivicoltura in valle di Susa. Come? Beh, semplice, come tutte le idee brillanti: corsi di fitness nell’oliveto, una porzione di Roceja che un tempo ospitava vigne e perdita d’occhio e che ora il papà Giorgio, con un paziente lavoro ormai quasi decennale, ha trasformato in un oliveto. Oltre 250 piante, toscane, come il Leccino e il Leccio del corno, e il loro impollinatore Pendolino, ma anche del Nord-Est, come il Grignan. Curate come figli, in file ordinate sui larghi terrazzamenti baciati dal sole e protetti dal vento della conca di Vignecombe, a due passi dalle falesie di roccia.
Le file, maniacalmente ordinate, sono inframezzate dall’erba rasata a mo’ di prato inglese. È lì che nelle scorse settimane sono iniziate le prime lezioni di fitness di Laura, tornata a Borgone da Bra dopo la chiusura della piscina. Un tappetino, elastici e pesi. Il resto ce lo devi mettere tu, tra sudore e acido lattico che ti morde i muscoli. La lezione dura un’ora. Intensa ma alla portata di tutti. I ritmi sono commisurati al livello dei partecipanti, o meglio delle partecipanti, perchè per adesso sono tutte donne. A volte l’esercizio è accompagnato dalla musica, mai ad alto volume, a volte soltanto dal canto dei merli e delle cinciallegre. La voce di Laura non è mai sopra le righe, decisa ma tranquillizzante. Tranquillizzante ma decisa. Le correzioni ci sono, frequenti, ma non vengono fatte pesare. Un buon insegnante non ha bisogno di alzare la voce o umiliare per trasmettere il suo sapere. Le lezioni si tengono il sabato mattina, ma Laura ha in programma, con l’arrivo della bella stagione, di mettere in calendario anche un appuntamento nella fascia preserale in settimana.
«È il prolungato lockdown e la conseguente chiusura delle attività in piscina che mi ha portato a questo - confessa Laura - ma l’idea di valorizzare questo pezzo di montagna mi era balenata già da un po’, non è stata soltanto una necessità del momento, mi piacerebbe rimanerci, in fondo casa mia è qui». Le idee sono tante. Il punto di partenza è l’olivo, pianta che in valle esiste da migliaia di anni, con alcune enclave arrivate miracolosamente fino ai nostri giorni, ed i cambiamenti climatici hanno consigliato pionieri e visionari a riscoprire la sua coltura-cultura da almeno una decina di anni. Ma coinvolgono tutta la montagna. «Un gruppo di volontari ha trascorso il lockdown pulendo e rimettendo all’onor del mondo i vecchi sentieri della montagna - spiega Laura - tra di loro c’era anche mio padre e mi piacerebbe valorizzare questo immenso patrimonio che hanno riportato alla luce».
Sportiva a 360 gradi, con trascorsi sui campi di pallavolo, nell’equitazione, sulle piste da sci, Laura è amante della montagna, che percorre sia a piedi che in bicicletta, e insieme al padre ha pensato ad un percorso ad anello, che congiunga Chiampano e Gandoglio e che mostri al mondo quanto ormai l’olivo abbia attecchito sulla montagna borgonese. Giorgio Rossetto ha fatto un rapido calcolo, stimando, pianta più pianta meno, in 1400 gli olivi presenti nelle varie “macchie mediterranee” che pian piano stanno costellando la Roceja. La produzione olearia non è ancora quantitativamente ragguardevole, attestandosi in poche centinaia di litri, ma dal punto di vista della qualità non ha niente da invidiare ad altre area del Piemonte che si sono riconvertite alla coltura olivicola o lo stanno facendo. Anche l’Unione montana, dopo la rinuncia dell’amministrazione borgonese a proseguire la tradizione della festa del vino, ha deciso che si potrebbe puntare su questo nuovo prodotto per un evento autunnale da inserire nel calendario di GustoValsusa. Intanto nell’oliveto Rossetto, in attesa del prossimo raccolto, si respira aria buona, si fatica e si tonificano i muscoli. Accompagnati dal canto dei merli e delle cinciallegre.
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