VIRUS
01 Luglio 2021 - 23:20
di MARCO GIAVELLI
Era fine febbraio quando Nino Melardi, 71 anni, ex dipendente Savio ora in pensione, incontrava sulla sua strada il maledetto Covid. Oggi, a poco più di quattro mesi, può finalmente fare ritorno nella sua casa di Chiusa San Michele e riabbracciare i suoi cari, essendo cosciente che però, purtroppo, le sue traversie di salute non sono ancora finite. Probabilmente dovrà conviverci ancora per un pezzo, se non per tutta la vita. Alla faccia di chi continua imperterrito a sostenere che si tratterebbe di una banale influenza: «Ho continuato a ripeterlo agli amici coetanei e non che ho avuto modo di sentire in questi mesi così duri: il Covid non è un gioco, i segni te li lascia. Soprattutto i giovani devono capirlo. E dire che anche io, all’inizio, ero uno di quelli che pensava fosse tutta un’esagerazione rispetto alla gravità della malattia. Ho dovuto ricredermi in fretta, sulla mia stessa pelle».
Ripercorriamo in breve. A fine febbraio i primi sintomi, strani dolori alle gambe a cui non dà peso, fino a quando un sabato, di ritorno da alcune commissioni, Nino accusa il primo vero malore: nel salire le scale per portare in casa della legna per il camino cade a terra, senza più riuscire a rialzarsi, con il fiatone e con il gusto che già si era ridotto da qualche giorno. Trasportato in ambulanza all’ospedale di Rivoli, gli viene subito diagnosticata una polmonite bilaterale. Quindi il trasferimento nel reparto Covid, dove gli viene messo il casco: un’esperienza terribile per Nino, tanto da convincere i medici a sostituirlo con una maschera con dei tubicini collegati al naso, per consentirgli una migliore respirazione. A metà maggio le dimissioni da Rivoli, dove ha trascorso oltre due mesi fra terapia intensiva e reparto ordinario, ed il trasferimento prima all’ospedale di Susa per una decina di giorni, poi a Piossasco, presso la struttura di riabilitazione “Villa Serena”.
«Una struttura bellissima, con uno staff eccezionale a livello professionale e soprattutto umano - racconta Nino nel vedere finalmente un po’ di luce in fondo al tunnel - tutti danno l’anima per farti sentire a proprio agio: se poi ci aggiungiamo il cibo ottimo e un parco magnifico tutt’intorno, posso dire che è stato il contesto migliore per potermi riprendere, anche se purtroppo non è ancora finita». Melardi si è negativizzato ormai da qualche mese: oggi verrà finalmente dimesso, ma gli strascichi lasciati dal Covid sul suo corpo sono importanti. «Mi ha lesionato pesantemente uno dei due polmoni, complice anche il fatto che fossi un fumatore: mi hanno tirato fuori dalla malattia e posso solo ringraziare tutto il personale medico e infermieristico che si è preso cura di me, posso dire tranquillamente che è stato un miracolo. Evidentemente un angelo mi è passato vicino, ma anche la mia forza di volontà è stata importante per vincere la malattia. Ho saputo solo a cose fatte che a Rivoli, un giorno, avevano allertato i miei famigliari dicendo loro che avrei potuto non passare la notte. Veder morire continuamente gente intorno a te è stata un’esperienza drammatica, che mi porterò dietro per sempre».
La riabilitazione a “Villa Serena” ha consentito a Nino di rimettersi in forze: in poco più di due mesi aveva perso circa 25 chili, arrivando a pesare 60. «Pelle e ossa, praticamente non avevo più muscoli. Tra cyclette, clavette e pesi, ora sono tornato a 70 e spero di recuperare ancora qualcosa: posso solo ringraziare il dottor Riccardo Monti e i tre fisioterapisti, Saverio Tavella, Barbara De Polli e Elisa Gugliotta, che mi hanno permesso di rimettermi in sesto. Sono migliorato tanto, ma la saturazione è ancora un problema: a riposo arrivo tranquillamente a 98-99, ma mi basta camminare o fare qualcosa e scende a 80-81».
Melardi potrà dunque tornare ad una vita normale, ma non certo come prima. Almeno per un po’: «Sotto sforzo purtroppo non riesco più a fare granché. Alla prima visita il medico mi ha detto che sentiva ancora i sibili dai miei polmoni, ora non più. Il polmone destro è guarito bene, il sinistro è quello messo peggio: ho ancora margini di miglioramento, ma non devo farmi illusioni. Ancora per un po’ di tempo dovrò convivere con l’ossigeno, se non per tutta la vita: vedrò se sarà possibile dotarmi di un concentratore, che però ha un costo notevole, in modo da avere maggiore libertà di movimento. Amavo la montagna e il mare, ora non sono in grado di dire che cosa potrò ancora permettermi. Di sicuro, appena sarà possibile, andrò a farmi il vaccino».
su Luna Nuova di venerdì 2 luglio 2021
APPROFONDIMENTI
Inserisci un commento
Condividi le tue opinioni su Luna Nuova