PARADOSSO BUROCRATICO

Avigliana, l’odissea di Edoardo per il green pass: guarito e vaccinato, ma non può averlo

«Se le istituzioni non risolvono, come farò a lavorare?». L’Asl precisa: «Nessun problema con la seconda dose»

20 Settembre 2021 - 23:56

Avigliana, l’odissea di Edoardo per il green pass: guarito e vaccinato, ma non può averlo

di DANIELE FENOGLIO

Un paradosso burocratico quello in cui è incappato l’aviglianese Edoardo Sada, 39 anni, operatore sanitario del settore privato. Un inghippo che ricorda un po’ la storia del film “The terminal”, in cui Tom Hanks si ritrova imprigionato in un aeroporto perché mentre era in volo il suo paese cessa di esistere per una rivoluzione e il suo passaporto non viene più accettato alla dogana della città di arrivo.

Solo che per Sada al posto del passaporto c’è il green pass, che il sanitario vorrebbe tanto, ma gli viene negato dalla burocrazia. «Premetto che sono favorevole alla vaccinazione a cui mi sono sottoposto», dice Sada sgombrando il campo da possibili equivoci. La sua è una «vicenda che ad oggi mi trova bloccato in un vicolo cieco senza la possibilità di ottenere la certificazione verde. Questo per vari errori sanitari e amministrativi emersi nel corso di questi mesi».

Tutto inizia a marzo 2020, quando contrae la Covid-19 manifestandone i sintomi ed inizia la trafila ben nota di questi casi: «Faccio la malattia con sintomi importanti e persistenti fino al 5 aprile, con l’isolamento fiduciario domiciliare previsto e seguito dall’Usca - racconta Edoardo - L’8 aprile faccio il tampone molecolare con esito negativo, sui sistemi informatici, al 5 aprile risulta la prenotazione per un tampone molecolare per il quale non sono mai stato avvisato. Il 14 maggio faccio l’esame sierologico che attesta l’avvenuta malattia Covid con anticorpi Igg e Igm positivi - prosegue - Il 20 gennaio 2021 mi sottopongo ad un esame sierologico che evidenzia ancora una certa quantità di anticorpi Igg. Il 7 maggio 2021 all’ospedale di Rivoli mi somministrano la prima dose vaccino mRna Comirnaty (il Pfizer), con appuntamento per la seconda dose fissato per il 31 maggio. Il dottore con il quale ho svolto il colloquio conferma che nonostante la malattia Covid devo essere sottoposto alla seconda dose, in quanto la malattia è avvenuta da più di sei mesi».

Da qui in poi iniziano i problemi: «Il 31 maggio mi presento per la somministrazione della seconda dose. Tuttavia la dottoressa con cui effettuo il colloquio, a differenza di quanto affermato dal collega durante la procedura del 7 maggio, mi riferisce che nonostante abbia fatto la malattia da più di sei mesi, non è necessario procedere con la somministrazione della seconda dose. Vengo esonerato dalla seconda dose con nota di esclusione inserita nel certificato vaccinale - racconta Sada - Il 17 giugno viene approvato il decreto legge riportante le modalità di rilascio delle certificazioni verdi. In seguito, fino al 31 agosto scorso, non avendo mai ricevuto l’authcode per poter scaricare il green pass, contatto ripetutamente via telefono e via mail i servizi preposti al rilascio della certificazione verde senza ottenere nessuna risposta in merito al mio problema. Mi viene sempre ripetuto che sulla piattaforma non è stato generato alcun green pass e che il mio caso è stato segnalato alla Regione di somministrazione perché provveda alla trasmissione dei dati».

Il garbuglio burocratico poi si infittisce: «Il 31 agosto inoltro una mail anche alla direzione Sisp dell’Asl To3 per chiedere un riscontro in merito alla mia situazione, non avendo ottenuto nessuna risposta dagli organi preposti. Nella stessa giornata mi reco nuovamente al centro vaccinale dell’ospedale di Rivoli dove l‘amministrazione dell’Asl provvede a inoltrare nuovamente i miei dati vaccinali al Ministero della Salute, confermando l’esclusione dalla seconda dose. Il certificato viene aggiornato e riporla l’ “esclusione Sars-Cov-2 ciclo completato” - prosegue - Poi il 1° settembre ricevo una mail di risposta da parte del Sisp dove sostanzialmente affermano che il centro vaccinale di Rivoli mi ha erroneamente esonerato dalla seconda dose in quanto non sono mai risultato positivo ad un tampone molecolare che attestasse la mia malattia Covid e che ad ogni modo l’esclusione viene fatta solo in caso di malattia pregressa non superiore ai 12 mesi. Inoltre, indicano che i test sierologici non vengono presi in considerazione per attestare la malattia pregressa. A loro avviso è necessario che mi sottoponga alla somministrazione della seconda dose».

Cosa che Sada è restio a fare perché superati i termini dei 42 giorni previsti tra la prima e seconda dose.
«Il 2 settembre ricevo la notifica di accesso al mio fascicolo sanitario e di nuova modifica del certificato vaccinale con la rimozione della nota di esclusione dalla seconda dose - spiega - L’8 settembre mi sottopongo a test sierologico per la ricerca di anticorpi neutralizzanti anti Igg spike trimeriche Sars-Cov-2 che evidenzia una significativa presenza di anticorpi. Lo stesso giorno inoltro al Sisp una risposta alla loro mail evidenziando la mia posizione attuale, sottolineando le responsabilità dell’Asl To3, precisando che non è mia intenzione sottopormi ad una seconda dose al di fuori dei tempi previsti dai protocolli».

Si arriva agli ultimi giorni: «Tra il 15 e il 16 settembre il Sisp mi risponde che purtroppo per disposizioni ministeriali vincolanti non è possibile validare un esonero. Rispondo chiedendo ragguagli in merito alla sicurezza ed efficacia del vaccino somministrato secondo tempi diversi da quelli previsti dal protocollo. Allo stesso tempo il Centro vaccinale dell’Asl mi risponde che a loro avviso non ci sono controindicazioni ad effettuare una seconda dose oltre i termini previsti. Rispondo chiedendo su quali basi lo affermano, disponendo sia il Ministero della salute sia l’Aifa un termine massimo di 42 giorni tra prima e seconda dose che, cito, “Non è possibile superare in ogni caso”».

Che accadrà adesso? «Soprattutto, che accadrà tra poco meno di un mese, quando il green pass diventerà obbligatorio anche per andare a lavorare?», si chiede sconsolato il sanitario.

La precisazione dell’Asl To3

«Il Servizio sanitario nazionale garantisce l’emissione del Green Pass legato alla vaccinazione solo in due casi: nel caso in cui siano state somministrate due dosi di vaccino (o una singola di Johnson & Johnson) oppure ci sia il risultato accertato di positività al Sars-Cov 2 da tampone molecolare o antigenico più somministrazione di una sola dose di vaccino. Il test sierologico attualmente non è considerato dal Ministero della Salute alla stregua del tampone molecolare o antigenico di positività, come attestazione di infezione Sars-Cov 2. Per questo motivo, nel caso segnalato, come in molti altri casi simili su tutto il territorio nazionale, non è possibile ottenere il Green Pass senza la somministrazione di una seconda dose di vaccino, allo stato attuale della normativa vigente. Per altro non esiste controindicazione sanitaria a somministrare una seconda dose anche in questi casi».

Su Luna Nuova di martedì 21 settembre 2021

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