EMERGENZA SANITARIA
24 Gennaio 2022 - 23:44
di DANIELE FENOGLIO
Due giorni di Dad probabilmente non necessaria. Non l’anno presa bene i genitori della 3ªA della scuola Anna Frank di Drubiaglio. Sono arrabbiati, alcuni molto arrabbiati, per usare un eufemismo, per la situazione che si è venuta a creare nei giorni scorsi. Tanto che hanno fatto arrivare una corposa serie di mail di protesta all’Asl To3, una per ogni famiglia, per sensibilizzare l’ente sul loro caso.
«Sono un genitore di un alunno che frequenta la classe terza della scuola Anna Frank di Drubiaglio facente parte del comprensorio di Avigliana. Vi scrivo perché sono indignato della situazione che si è venuta a creare nella scuola dei nostri figli», scrivono nella missiva firmata da Sabrina Roja e Sergio Tabone; Viviana Noris e Walter Maritz; Vicente Santilli e Antonella Melia; Arianna Faseta e Francesco Piperno; Cristina Chiriotti e Andrea Barolo; Giorgia Magnino e Michele Bredice; Stefano Siro e Samanta Macrì; Elisa Sandri ed Eugenio Giovannelli; Stefania Stucchi e Nadir Gibin; Paola Tabone; Alessia Ostorero; e Federica Marchioro.
Il documento poi prosegue con la descrizione degli eventi: «In data 13 gennaio è stato accertato un caso positivo in classe ed è stata istituita immediatamente la Dad dal giorno successivo attivando il T0 e T5 (tampone immediato e tampone a 5 giorni, Ndr). Sempre in data 13 gennaio gli alunni hanno eseguito un tampone rapido a spese proprie presso le farmacia della zona. I bambini sono risultati tutti negativi e quindi è stato previsto il rientro a scuola il lunedì 17 con esecuzione tampone dopo cinque giorni. Il lunedì un’alunna non è rientrata in quanto contatto con convivente positivo, ma è stata sottoposta anche lei, inspiegabilmente, al T5. I bambini al T5 sono risultati tutti negativi tranne ovviamente la bambina che però non è mai rientrata a scuola dal giorno 14 gennaio. La sera del 19 gennaio scopriamo che l’Asl ha considerato il caso positivo un caso positivo al T5, contandolo come secondo caso e quindi attivando la Dad. Questa notizia ha irritato le famiglie in quanto la bambina non ha avuto contatti con i suoi compagni da almeno cinque giorni: Non è mai rientrata dopo la segnalazione del primo caso positivo».
Per le mamma e i papà si tratta di un caso limite inaccettabile: «Siamo molto arrabbiate. I bambini sono stati sottoposti ad uno stress inutile, dal loro punto di vista si tratta di una tortura, anche se il termine a chi non è genitore può sembrare eccessivo», dicono all’uscita dalla scuola alcune delle mamme arrabbiate. «Mio figlio è terrorizzato dai tamponi - spiega una genitrice - Appena sente che ne deve fare uno si mette a piangere. Per loro è davvero una forma di violenza. E di tamponi in questo periodo ne hanno dovuti fare cinque». Ci sono poi casi particolari, come quello di un alunno che il tampone nasale non lo può proprio fare per la delicatezza dei tessuti che gli procura il sanguinamento. «Ha vissuto il tampone con grande angoscia, per un bambino di 8 anni si tratta di un vero trauma», dice la mamma. «Ora sappiamo che ci sono anche quelli salivali e almeno questo lo abbiamo superato, però se non fossimo intervenute con proteste e segnalazioni ai giornali, probabilmente staremmo ancora discutendo con l’Asl», aggiunge. Perché in un primo momento la Dad era prevista fino a fine mese, con tutte le difficoltà organizzative che ciò avrebbe comportato per le famiglie, poi dopo le proteste l’Asl ha dato il via libera al rientro in aula già da ieri. «C’è qualcosa che non funziona nel sistema, scuola e Asl devono poter comunicare meglio, noi genitori vorremmo solo che si tornasse alla normalità: che chi è malato sta a casa e chi è sano va a scuola», concludono.
L’Asl To3 ha rilasciato una nota in cui dice che «il momento di difficoltà che le scuole, i bambini e i ragazzi e le loro famiglie stanno affrontando per via della contingenza pandemica è pienamente comprensibile. La gestione dei casi, dei tamponi e dei provvedimenti che ne conseguono è definita dalle disposizioni ministeriali ed è oggettivamente complessa per una struttura che opera in un momento di altissima incidenza di Covid-19, con altissima prevalenza di casi asintomatici, su di un territorio dal quale arrivano più di 180 segnalazioni al giorno di positività nelle scuole, segnalazioni alle quali occorre rispondere con disposizioni e provvedimenti diversi (quarantene, autosorveglianza, disposizioni di interruzione dell’attività scolastica) di lunghezza diversa a seconda dell’ordine della scuola/struttura coinvolta (nido, infanzia, primaria, secondaria) e del numero di casi positivi. Le normative che istituiscono le disposizioni e i provvedimenti stessi variano, per adattarsi all’evolvere della situazione epidemica, con frequenti aggiornamenti».
«Questo è il motivo per il quale non è possibile emettere provvedimenti “automatici”, adottati in base a criteri matematici definiti a priori, ma è necessario valutare il singolo caso, in particolare quando si tratta di un caso che non rientra nei canoni definiti esplicitamente dalla normativa - riprende la replica dell’azienda - In questo contesto, proviamo a ricostruire, semplificando il più possibile, il percorso seguito dalla 3ªA della scuola Anna Frank: le circostanze segnalate dai genitori riguardano l’attivazione della Dad conseguente ad un caso di positività, cui è venuto a sovrapporsi un secondo caso. La gestione è stata mista, con tamponi richiesti dalle procedure ma effettuati privatamente, il cui esito viene comunicato dai genitori alla scuola e da questa all’azienda sanitaria. Non vengono invece segnalate le assenze che nel frattempo possono verificarsi. Sulla base delle informazioni sanitarie, l’Asl dispone i provvedimenti necessari. Più precisamente, nella segnalazione dei genitori, viene imputato all’Asl un provvedimento di Dad sulla base di un tampone effettuato come T5, che secondo gli stessi genitori non andava considerato tale. La coincidenza temporale dei tamponi T5 e del tampone di diagnosi e la sintomaticità del caso hanno in effetti generato un sospetto di focolaio in classe. Si tratta di una valutazione medica, non matematica, come detto, per la quale possono essere presi provvedimenti più o meno restrittivi. Valutate le circostanze, si è ritenuto di adottare un criterio di prudenza, indicando quindi un provvedimento di Dad ulteriore e di nuovo tampone. In questo modo i bambini hanno in effetti avuto due giorni in più di Dad, a fronte di una maggior protezione sanitaria».
«Ribadiamo la piena comprensione delle difficoltà di alunni, genitori e istituti in questo momento, assicurando nel contempo che l’azienda sanitaria condivide la necessità della massima tutela dei diritti dei più piccoli, ma ha comunque il dovere di vigilare in primo luogo sugli aspetti sanitari, di salute del singolo e di salute pubblica ed applica le disposizioni con criterio, ma sempre in quest’ottica», concludono dall’ente.
Su Luna Nuova di martedì 25 maggio 2022
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