TAV TORINO-LIONE

Battaglia del Seghino: 51 giorni di militarizzazione nelle voci oltre i check-point

I ricordi di Piera Favro, sindaca fino al 2021, e della famiglia Bruno: «Controlli anche nelle cartelle degli alunni sullo scuolabus»

30 Ottobre 2025 - 23:49

Battaglia del Seghino: 51 giorni di militarizzazione nelle voci oltre i check-point

Un lungo serpentone di mezzi di polizia e carabinieri, dalle porte di Urbiano fino al ponte sul rio Gendola, dove si incontrano le prime barricate. Si presenta così la montagna sopra Mompantero alle prime luci dell’alba di lunedì 31 ottobre 2005. È un’immagine che rimanda indietro la storia di sessant’anni nella mente di molti valsusini, anche di parecchi di coloro che avevano soltanto vissuto il Tav come un fatto di cronaca e non un qualcosa che sarebbe stato calato sulla propria testa dall’alto, con la forza. Sono quelle prime ore di un mattino di ottobre, con quella che sarebbe passata alla storia come “la battaglia del Seghino”, che convincono molti valsusini a diventare No Tav. Giù in basso al cimitero di Mompantero, lo schieramento di caschi blu non troppo pacifici dovrebbe servire da deterrente. Di lì non si sale. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana e allora riconosciuto leader del movimento istituzionale No Tav, si sbraccia mentre è al telefono con la Prefettura, senza ottenere risposte. Così la gente prende la via dei monti, passando tra i filari delle vecchie vigne appena vendemmiate e sbucando sulla strada che sale al Rocciamelone dopo aver coperto a passo veloce l’erto sentiero della Qua... 

Su Luna Nuova di venerdì 31 ottobre 2025

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