PALESTINA
29 Dicembre 2025 - 11:52
Angela Lano in uno scatto del giugno 2010, al suo ritorno a casa dopo la partecipazione alla spedizione umanitaria della Freedom Flotilla diretta a Gaza
Tra le persone indagate all'interno dell'inchiesta sui presunti finanziamenti ad Hamas, coordinata dalla Direzione antimafia e antiterrorismo della procura di Genova, figura anche la valsusina Angela Lano, 62 anni, giornalista di Sant'Ambrogio e direttrice dell'agenzia di stampa InfoPal, nota per il suo attivismo rispetto alla causa palestinese e alla situazione nella Striscia di Gaza: nel 2010 aveva partecipato alla spedizione umanitaria della Freedom Flotilla che fu assaltata dalla marina militare israeliana, venendo poi liberata alcuni giorni dopo insieme ad altri attivisti.
Su di lei, che a quanto si apprende dalle carte dell'inchiesta aveva contatti frequenti con l'imam di Genova Mohammed Hannoun, il presidente dell'Associazione Palestinesi d'Italia arrestato sabato 27 dicembre e considerato il riferimento di Hamas nel nostro Paese, pende l'accusa di concorso e partecipazione in associazione con finalità terroristica: all'alba di sabato scorso anche la sua abitazione di Sant'Ambrogio è stata oggetto di una approfondita perquisizione da parte degli agenti della digos di Genova, che insieme ai colleghi di Torino hanno sequestrato diversi materiali ritenuti d'interesse ai fini dell'indagine.
Alcuni quotidiani e siti di informazione non hanno esitato ad "appiccicare" forzatamente al nome di Angela Lano l'appellativo "No Tav", quasi come se nel contesto dell'inchiesta in cui è coinvolta questo costituisse una sorta di "aggravante" o comunque un elemento rilevante: in realtà, almeno in pubblico, la giornalista santambrogese non ha mai ricoperto alcun ruolo di primo piano nella lotta contro l'alta velocità in valle di Susa, a cui da sempre certamente aderisce, ma che nella fattispecie nulla ha a che vedere con la questione per la quale risulta indagata. Solo pochi giorni prima di Natale, il 19 dicembre, Angela Lano era stata inoltre protagonista a Sant'Ambrogio, in sala consiliare, di una serata di presentazione del suo ultimo libro “Olocausto palestinese” promossa dal Comune nel programma di eventi pre-natalizi.
In suo sostegno, oltre che di Hannoun, si è espressa la segretaria provinciale di Rifondazione comunista: «L’arresto di Mohammed Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, rappresenta un grave precedente politico e un ulteriore passo nella criminalizzazione del movimento di solidarietà con la Palestina nel nostro Paese. Riteniamo particolarmente allarmante che elementi dell’inchiesta derivino - secondo quanto riportato da più fonti - da segnalazioni e dossier prodotti da Israele, nel quadro della cooperazione internazionale. In un contesto in cui Israele qualifica come “terrorismo” gran parte dell’attivismo palestinese, questa cooperazione rischia di importare nel sistema giudiziario italiano la lettura politica israeliana di ogni forma di sostegno alla Palestina come fiancheggiamento del terrorismo. L’uso estensivo e discrezionale delle norme che puniscono il finanziamento di associazioni con finalità di terrorismo consente di trasformare la solidarietà in reato. Qui non si tratta di “difendere Hamas”, come verrà inevitabilmente detto. Si tratta di difendere uno spazio politico legittimo: quello della solidarietà internazionale, del dissenso radicale, della critica alle politiche coloniali e di apartheid portate avanti».
«Respingiamo con forza l’equazione tra solidarietà e terrorismo - prosegue il comunicato stampa diffuso dal Prc torinese - Respingiamo l’idea che sostenere un popolo sotto occupazione equivalga a un reato. Respingiamo l’uso selettivo della “sicurezza” per colpire chi contesta l’ordine politico dominante. E non è un caso isolato. Dopo l’arresto di Mohammed Hannoun, la perquisizione in casa di Angela Lano, giornalista di InfoPal. Un altro segnale chiaro. Un altro atto intimidatorio contro chi racconta, sostiene, dà voce alla Palestina. Colpiscono attivisti. Colpiscono giornalisti. Colpiscono la solidarietà. Non per quello che fanno, ma per quello che rappresentano. Difendere Mohammed Hannoun oggi significa difendere uno spazio politico collettivo, il diritto di organizzarsi, di dissentire, di praticare solidarietà internazionale senza essere criminalizzati. La solidarietà non è un reato. La Palestina non è un crimine. Il dissenso non si arresta».
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