RECENSIONI
12 Giugno 2025 - 16:07
rubrica a cura di Eva Monti
Ne "Il ragazzo con la Kefiah arancione" c'è la Storia con la esse maiuscola nella storia personale di un adolescente che deve fare i conti con la cattiveria degli altri, i soprusi dei teppisti nel piccolo mondo della scuola, e quella su tutto un popolo, nel più ampio spazio del villaggio e della nazione che non è ancora riconosciuta Stato. Narra la vita di un ragazzo, «Loai, che abitava in Cisgiordania, una porzione di territorio palestinese ancora libera dall’occupazione» e che nel 1961 doveva passare dalla prima alla seconda media. Età difficile in ogni parte del mondo, l’adolescenza, in cui capita che bulli scelgano una vittima sacrificale cui dar addosso. In questo caso è lui il facile bersaglio delle mire dei compagni di classe, non solo perché fragile e studioso, tutto casa e letture, ma perché ha i capelli arancione. Un colore improbabile nella sua terra, una tinta che si scoprirà aver ereditato dalla madre, che però li tiene coperti come vuole il costume. È figlio di una famiglia benestante, produttori di Kefiah esportate in tutto il mondo. Un oggetto simbolo, come la stessa autrice afferma. «Il dolore di un popolo dentro un pezzo di stoffa»...
su Luna Nuova di venerdì 16 maggio 2025
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