PANDEMIE
17 Aprile 2020 - 00:10
di MARCO GIAVELLI
È di un secolo fa, eppure sembra oggi. La storia che ritorna, mai identica a se stessa, eppure così uguale. È un messaggio carico di speranza, quello che arriva dai cassetti della famiglia Bellando: una lettera scritta a Condove il 9 settembre 1918, durante la tremenda epidemia dell’influenza spagnola. Una famiglia divisa dalla malattia, dall’isolamento e dalle misure restrittive dell’epoca. Una famiglia che ce l’ha fatta, nonostante le difficoltà. L’autrice di quelle parole così profonde, ricche di sofferenza e di amore, è Melania Gagnor, nata il 22 dicembre 1889 a Condove dov’è deceduta l’11 dicembre 1979 all’età di quasi 90 anni: era sposata con Lazzaro Bellando, nato a Mattie il 22 giugno 1882 e deceduto a Condove il 12 novembre 1969 quando aveva 87 anni. Anche Lazzaro fu uno dei tanti colpiti dalla terribile spagnola.
Melania e Lazzaro ebbero tre figli: Giovanni, classe 1911, Lina (1914) e Maria Giovanna (1936), entrambe rimaste nubili. A far diventare nonni Melania e Lazzaro ci pensò così Giovanni con la moglie Laura, che regalarono loro ben quattro nipoti: Rosanna e Marialuisa, entrambe suore, quindi Ugo e Lino. Ed è proprio Lino, il più giovane dei fratelli Bellando, ad essersi imbattuto, qualche giorno fa, in questo foglio di carta ingiallita, scritto in un fluente corsivo in bella grafia da sua nonna Melania. Poesia pura ai nostri occhi: «Cari genitori. Giorni addietro già volevo scrivervi, ma credendo di poter andar su domenica (…) o tralasciato. Ma adesso causa tutti questi mali che cè ingiro specialmente qui a condove e contorni di questi tanti e tanti ammalati e venuto su da torino un maggiore della croce rossa e adesso non lasciano allontanarsi più nessuno da condove perché infettazione non si allarghi. Noi però per il presente stiamo tutti bene e speriamo di voi altrettanto».
«Di tempo ne abbiamo, in queste settimane, e così l’altro giorno ho trovato il messaggio mentre stavo mettendo a posto le lettere di un prozio d’America - racconta Lino Bellando - l’avevamo trovata a Mattie nei cassetti della casa dei nonni, poi l’aveva tenuta mia figlia Anna che, ai tempi della scuola elementare, l’aveva utilizzata per fare una ricerca storica con il maestro Andrea Olivero». La lettera di nonna Melania era indirizzata ai suoceri Giovanni e Maria Bellando, genitori di suo marito Lazzaro: «Anche mio nonno si prese la spagnola e non ne veniva fuori - prosegue Lino - raccontavano sempre che la nonna aveva buttato le medicine nel gabinetto perché tanto non facevano effetto: allora, non sapendo più che pesci pigliare, aveva preparato un decotto con le erbe di montagna e poi, miracolosamente, il nonno era guarito».
Vivevano al terzo piano di quella che a Condove è passata alla storia come la “Ca’ di lader”, all’incrocio tra via De Amicis e via Verdi, chiamata così perché la prima famiglia che venne ad abitarci mise a stendere il corredo e qualcuno glielo rubò. «Quando il dottore venne a visitare il nonno, disse di averlo trovato un po’ agitato, ma che era guarito - conclude Lino - in realtà era agitato perché aveva fatto di corsa per farsi trovare a letto mentre il dottore saliva le scale, anche se ormai stava bene». La lettera di nonna Melania ha fatto il giro del web, dopo che Anna Bellando, figlia di Lino, l’ha inviata al sindaco Jacopo Suppo che, a sua volta, ha voluto condividerla con i condovesi dalla pagina facebook del Comune: «Oggi una condovese ci ha fatto un grande regalo. Una lettera scritta a Condove, nel 1918, dalla sua bisnonna, durante la tremenda epidemia dell’influenza spagnola. Ce l’hanno fatta i nostri bisnonni. Poveri, stanchi, soli e spaventati. Ce la faremo anche noi».
su Luna Nuova di venerdì 17 aprile 2020
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