GRANDI OPERE
17 Aprile 2020 - 00:10
di MARCO GIAVELLI
Nessuno può sostenere che i No Tav, in tempi non sospetti, non avessero detto che una delle vere priorità era investire su una sanità sempre più martoriata dai tagli, anziché su grandi opere (inutili ovviamente, per i suoi oppositori) come la Torino-Lione. Ora l’emergenza Coronavirus presenta il conto, salatissimo, di un sistema sanitario che arranca non poco, anche in Piemonte. Eppure se da un lato anche i cantieri Tav hanno rallentato, dall’altro la “macchina” non si è mai fermata. Come a San Didero, dove dovrà essere trasferito l’autoporto di Susa-Traduerivi per fare posto all’area di sbocco del tunnel di base e, almeno in teoria, alla stazione internazionale.
La denuncia arriva dalla capogruppo M5S in consiglio regionale Francesca Frediani, che in una nota mette in luce «il bando che Telt ha pubblicato per l’avvio del procedimento di pubblica utilità per un gruppo di terreni nell’area intorno a San Didero. Un vero e proprio necrologio della ragione. Il cinismo della lobby del Tav non si attenua nemmeno in questo momento di grave emergenza sanitaria. Mentre tutto il Paese si trova a combattere contro il Covid-19, scoprendo tragicamente le conseguenze di anni di tagli e di scelte dissennate della politica, soprattutto in ambito sanitario, c’è chi pensa che sia ancora possibile far finta di niente e continuare a camminare lungo la scellerata strada dello spreco e della devastazione». La sua valutazione politica, manco a dirlo, è lapidaria: «Questa emergenza ha messo in evidenza le gravi carenze del nostro sistema, le falle di una dottrina economica incardinata sulla crescita insostenibile e sulla depredazione dell’ambiente, i ritardi e le debolezze della nostra politica. Oggi emerge, come mai era successo prima, l’importanza di ripensare le priorità, dando alla salute e alla sanità pubblica un ruolo di primissimo piano. Abbiamo bisogno di ridistribuire le risorse dove servono davvero: ricerca scientifica, tutela dell’ambiente, lotta a povertà ed emarginazione sociale».
Prosegue la Frediani: «Invece nell’epicentro della crisi, quando tutti dovremmo interrogarci sugli errori, formulare nuove ipotesi e considerare delle nuove prospettive, c’è chi continua a guardare la punta delle sue scarpe e ignora l’emergenza pubblicando l’avvio degli espropri. In un momento, per giunta, in cui tutto il Paese è bloccato, molte attività sono ferme, cantiere Tav incluso, e sono in vigore precise limitazioni rispetto alle libertà di movimento. Il che, ovviamente, sarebbe un ostacolo ad esercitare il diritto di andare a prendere visione dei documenti relativi agli espropri nella sede di Telt. L’emergenza di questi giorni ha spinto molti cittadini a donare risorse per l’emergenza sanitaria, compiendo grandi atti di generosità. Perché dovremmo ancora accettare che i nostri fondi pubblici siano impiegati nella devastazione dell’ambiente per realizzare un’opera inutile, quando tutti abbiamo ben chiare le vere priorità? Niente sarà più come prima, il tempo delle scelte coraggiose è adesso. Non possiamo permetterci ulteriori errori. Quei cantieri, chiusi per decreto in questi giorni, non dovranno più riaprire».
La richiesta è chiara e netta: sospendere subito la Torino-Lione e ridestinare i 900 milioni di euro immediatamente spendibili a favore della sanità italiana, per le opere realmente utili e per le famiglie in difficoltà. In che modo? «Far leva sulla clausola che permette di sospendere e risolvere gli accordi bilaterali potrebbe essere l’unica via di uscita per recuperare i fondi e risollevare l’Italia anche quando l’emergenza sanitaria sarà alle spalle, ma dovremmo vedercela con una crisi economica devastante». La richiesta di dare l’altolà al Tav è appoggiata anche da numerosi eurodeputati di Gue, Verdi e M5S, che hanno scritto alla Commissione europea facendo proprio l’appello con cui il Presidio Europa No Tav ha evidenziato all’Ue le ragioni per le quali non deve essere prorogato il “Grant Agreement” scaduto il 31 dicembre 2019 che finanzia la Torino-Lione.
Intanto Telt, in questo primo mese di emergenza sanitaria, ha rimodulato i cantieri in corso in Italia e in Francia secondo le disposizioni dei due governi: «Per preservare la salute dei lavoratori, le imprese hanno riorganizzato i turni riducendo i lavori di scavo a Saint Martin la Porte, e fermato quelli all’imbocco della galleria a Saint Julien Montdenis. Si tratta di un arresto temporaneo in attesa che il superamento dell’attuale fase acuta del contagio consenta di riprendere i lavori a pieno ritmo. La società, per parte sua, ha avviato le procedure per la messa in sicurezza di tutti i sei cantieri attivi, dove resta garantita la manutenzione, e la sanificazione dei locali, come già fatto a Chiomonte nelle scorse settimane». Per seguire l’evolversi della situazione e far fronte a tutte le necessità connesse, Telt ha istituito un Comitato di emergenza ed attivato dall’inizio di marzo lo smart working per tutti i dipendenti nei due Paesi. «Grazie al supporto delle infrastrutture digitali, il promotore pubblico prosegue il funzionamento, anche adottando soluzioni che consentano il regolare svolgimento delle gare di appalto in corso per un valore totale che supera i 3 miliardi di euro».
su Luna Nuova di venerdì 17 aprile 2020
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