CRISI

«I mercati della valle non diffondono il virus»

Lo sfogo di un’ambulante ferma da un mese: «Fateci lavorare»

24 Aprile 2020 - 00:35

«I mercati della valle non diffondono il virus»

Il banco di abbigliamento per bambini di Silvia Gallo

di MARCO GIAVELLI

Ormai dal 10 marzo scorso, Silvia Gallo e il suo banco di abbigliamento per bambini sono bloccati dal lockdown deciso dal governo per contenere l’emergenza Coronavirus: i mercati sono proseguiti nella gran parte dei comuni con i banchi dei soli generi alimentari, adeguati alle nuove misure di sicurezza, ma il suo, come molti altri, è ritenuto un genere non di prima necessità. Una decisione da cui si è sentita penalizzata e che non ha condiviso anzitutto perché contesta il principio in base al quale i mercati vengono considerati come un potenziale luogo di diffusione del contagio, senza tenere conto della situazione precaria in cui molte piazze versano da tempo.

«Da un mese e mezzo mi trovo forzatamente a casa e senza lavoro, per questo vorrei sensibilizzare, in modo costruttivo, rispetto alla problematica dei mercati durante questa emergenza», si sfoga l’ambulante di Buttigliera, che opera nei mercati di Bussoleno, Borgone, Condove, Almese, Avigliana, Giaveno e Collegno. Il suo banco rappresenta un’attività storica avviata nel lontano 1958: era infatti il lavoro dei suoi nonni prima e dei suoi genitori poi, fino a quando lei ha portato avanti la tradizione di famiglia. «Mio nonno, Giulio Villa, vendeva casa per casa con il carretto trainato dalla bicicletta - ricorda - era molto conosciuto ed è mancato il 29 dicembre 2019. Se n’è andato via prima di vedere questo finimondo».

Secondo Silvia Gallo, «i mercati della valle di Susa si trovavano in forte difficoltà anche prima dell’emergenza, tutti semideserti. I clienti, dopo l’apertura del nuovo iperstore di Avigliana, si sono ulteriormente decimati: tutti nei nuovi centri commerciali, tutti a comprare nelle grandi catene. Il Comune di Bussoleno stava pensando a una riorganizzazione della piazza, visto che ormai è vuota per metà tra chi è andato in pensione, e non ha avuto rimpiazzi, e il fatto che nessuno si vuole più cimentare in un lavoro fisicamente duro, in balia delle intemperie e minacciato dal monopolio commerciale delle grandi catene di distribuzione. Eppure durante questa emergenza, leggendo i giornali e sentendo parlare gli esponenti politici, sembra che l’unico responsabile del contagio sia il mercato. Spesso, quando si parla della diffusione del virus, lo si associa all’immagine di un mercato. Ma eravamo completamente senza clienti prima dell’emergenza, e allora come abbiamo fatto ad essere noi il motore dell’epidemia?».

A suo giudizio potevano essere fatte delle differenziazioni a seconda delle diverse realtà: «La soluzione dei nostri politici qual è stata? Semplicemente chiuderci e non darci la possibilità di lavorare. Certo, forse nelle città il problema dei mercati è maggiore, ma in una valle come la nostra, dove le piazze sono semivuote, il problema è molto minore: bisognerebbe saper diversificare e dare la possibilità di lavorare a chi può farlo in sicurezza. Non vediamo la fine di questa brutta storia e mai come ora il nostro futuro è incerto, dimenticato da tutti, addirittura disprezzato da chi ci vede come “untori”. Per gli operatori che vendono abbigliamento, gli incassi che si fatturano in questo momento di cambio stagione sono fondamentali per superare gli inverni, in cui gli incassi sono praticamente pari a zero. Venendo a mancare, non so come potremo superare il prossimo inverno. E tutto questo senza che i social e i media ci additino come degli “untori”».

Nel suo sfogo, Silvia Gallo sottolinea anche l’impegno dei colleghi “mercandin” nel rispettare le nuove norme anti-contagio: «I colleghi che possono lavorare, cioè solo gli alimentari, stanno facendo di tutto per rispettare e far rispettare le regole ai cittadini: si sono attrezzati con guanti da distribuire ai clienti, numeri per regolare le code e transenne, spesso devono fare i “vigili” più che i commercianti. Tutti vogliamo uscire indenni e al più presto da questo incubo. È sbagliato parlare negativamente dei mercati: tra noi operatori ci sono storie di famiglie intere che per generazioni hanno portato un servizio nei nostri paesi, sfidando ogni avversità e cercando di sopravvivere in un mondo ormai globalizzato, dove i piccoli cercano faticosamente di stare in piedi davanti all’onnipotenza dei grandi brand». La speranza è che dal 4 maggio anche attività come la sua possano ripartire, ma Silvia non ne è affatto sicura: «Temo che noi ambulanti, anche questa volta, saremo penalizzati perché considerati ad alto rischio, anche se in valle di Susa posso assicurare che non è affatto così».

su Luna Nuova di venerdì 24 aprile 2020

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