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S.Antonino: un 25 Aprile in solitudine con il canto "a distanza" di Bella Ciao

La sindaca Preacco ai detrattori della Resistenza: «I morti sono tutti uguali, non così si può dire per le vite di alcuni»

27 Aprile 2020 - 23:35

S.Antonino: un 25 Aprile in solitudine con il canto "a distanza" di Bella Ciao

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di MARCO GIAVELLI

Ce lo ricorderemo tutti questo 25 Aprile vissuto in completa solitudine ai tempi dell’emergenza Coronavirus, spezzato soltanto dal suono del “Silenzio”, dall’incedere dei passi verso il monumento ai caduti, dal saluto di suore e operatrici sanitarie dal balcone di Casa Famiglia, dal canto flebile di una donna che in strada, a distanza, intona le parole di “Bella Ciao”. Sottovoce quanto basta per essere udita anche in una piazza Libertà tristemente deserta. Sant’Antonino ha celebrato così, sabato mattina, la festa della Liberazione dal nazifascismo, a cui hanno potuto partecipare soltanto la sindaca Susanna Preacco accompagnata dalla consigliera comunale Emanuela Spanò, il parroco don Sergio Blandino, la presidente della sezione Anpi di Sant’Antonino-Vaie Elisabetta Serra, un rappresentante della Società filarmonica Santa Cecilia, che ha appunto suonato il “Silenzio”, e un rappresentante del gruppo Alpini per l’alzabandiera e la deposizione della corona d’alloro al monumento ai caduti.

L’omaggio floreale è stato successivamente portato anche alla lapide dinanzi alla palestra di via Abegg e al cippo ai campi da tennis. L’intervento commemorativo della sindaca è stato invece affidato al canale youtube del Comune di Sant’Antonino, attraverso cui alle 10,30 è stato diffuso un video con le immagini storiche del 25 Aprile 1945 e la lettura fuori campo del discorso della Preacco, rilanciato via facebook. «“Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato, senza grandi gesti, che è possibile vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori”. Queste parole - ha esordito la prima cittadina - stanno in uno dei più bei romanzi di Luis Sepúlveda, scomparso qualche giorno fa, vittima della pandemia che sta devastando le nostre vite e spegnendo quelle di molti italiani. Parole che evocano le scelte di chi, alla fine dell’estate di 77 anni fa, decise fra il bene e il male, fra la libertà e la tirannia. Poco meno di due anni dopo, il 25 aprile del 1945, il male veniva quindi sconfitto».

Eppure c’è ancora chi quel male vorrebbe in qualche modo provare a riabilitarlo: «Il futuro nasce dalla storia, che dovrebbe essere maestra di vita. Non tutti sono però disposti a imparare. Penso a coloro che insistono nel contestare le celebrazioni per l’anniversario della Liberazione, che pensano agli uomini e alle donne che salirono in montagna come a dei banditi, a traditori della patria. Oggi qualcuno sostiene che dovremmo ricordare tutti i morti di quella tragica e gloriosa parentesi rappresentata dalla Resistenza, aggiungendo pure quelli deceduti a causa della pandemia: cosa c’entrino, non è dato sapere. Certo, i morti sono tutti uguali. Peccato, per i detrattori della Resistenza, che uguale non è stata la loro vita. Quella di Duccio Galimberti, comandante partigiano, seviziato e ucciso dai fascisti perché difendeva il diritto alla libertà, è profondamente diversa da quella di Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista, giustiziato dai partigiani perché quello stesso diritto alla libertà ha negato. All’uguaglianza della morte corrisponde insomma la disuguaglianza della vita».

A maggior ragione da un 25 Aprile particolare come quello di quest’anno, risuona dunque forte il valore fondante della democrazia: «Nel mondo, in particolare in Europa - ha concluso la sindaca Preacco - assistiamo sgomenti alla crisi della democrazia, alla disponibilità da parte di molti cittadini a rinunciare a spazi di libertà, al venir meno dei fondamenti della convivenza, all’odio per il diverso, che poi tale non è, e alla disponibilità ad affidare le sorti delle nazioni a qualche “uomo della provvidenza”. Ciò vuol dire, purtroppo, che la democrazia non è una condizione acquisita per sempre, ma un patto fra cittadini che deve essere rinnovato ogni giorno, come ha scritto un filosofo, più di un secolo fa, a proposito delle nazioni. Un impegno del quale ognuno deve farsi carico, così come fecero alcuni uomini e donne negli anni oscuri della dittatura».

su Luna Nuova di martedì 28 aprile 2020

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