SANITÀ

Giaveno, dopo le proteste, il rinvio: sospeso il Pad

Nella mattinata di sabato raccolta firme delle opposizioni a Giaveno e Coazze

10 Luglio 2021 - 17:03

Giaveno, dopo le proteste, il rinvio: sospeso il Pad

Dopo la levata di scudi delle opposizioni consiliari di Giaveno e Coazze sul Punto di primo intervento e sul costituendo Puto ad accesso diretto del pola santario di via Ospedale, l’Asl To3 ha annunciato il rinvio del nuovo servizio e un confronto con i sindaci: «Si comunica che l’attivazione del Punto ad accesso diretto di Giaveno, prevista per lunedì 12 luglio, è momentaneamente sospesa in funzione dell’incontro con i sindaci del distretto val Susa-val Sangone che si terrà nella giornata di lunedì 12. Prosegue la quotidiana attività sanitaria del Polo», recita la nota dell’ente.

Nelle intenzioni dell’Asl il Pad dovrebbe fare da “supplente” al Ppi, in attesa che quest’ultimo possa riprendere le normali attività già previste, sospese per concentrare le risorse sulla emergenza Covid.

Un passaggio che la deputata giavenese Daniela Ruffino spiega come temporaneo, per offrire un ventaglio di servizi minimi alla popolazione ed evitare che richieste sanitarie non di emergenza, sovraccarichino o pronto soccorso del territorio.

Intanto questa mattina durante i mercati di Giaveno e Coazze, i gruppi consiliari di centrosinistra dei rispettivi Comuni, hanno condotto una raccolta firme in difesa dei servici sanitari locali. «Abbiamo raccolto un bel po’ di firme», dice Grazia Gerbi (Coazze).

«Ringraziamo i 562 giavenesi e valsangonesi che con pazienza hanno firmato stamattina la nostra petizione  per la riapertura del Punto di Primo Intervento e il miglioramento dei servizi nel polo sanitario - aggiunge Vilma Beccaria (Giaveno) - La mobilitazione dei cittadini ha già prodotto il risultato di fermare la apertura del sostituto del Ppi e far convocare una riunione dei sindaci del Distretto. Confidiamo che la raccolta firme, che proseguirà sabato prossimo sempre in piazza Maritano a Giaveno, otterrà finalmente il risultato di far capire che i cittadini della val Sangone hanno gli stessi diritti degli altri piemontesi. Noi continueremo a lavorare e porteremo la petizione  ai nostri sindaci e al consiglio regionale, ma abbiamo ancora bisogno dell'aiuto dei nostri cittadini».

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