OBBLIGO
16 Dicembre 2021 - 23:50
di MARCO GIAVELLI
Da mercoledì 15 dicembre l’obbligo vaccinale per il personale scolastico è diventato realtà. Con tutte le conseguenze del caso per chi decidesse di non rispettarlo, ovvero la sospensione dal lavoro, retribuzione compresa. Una situazione che desta una certa preoccupazione tra le famiglie coinvolte di riflesso nella vicenda, dal momento che in alcuni casi i loro figli non potranno più contare sui docenti che li hanno seguiti sin qui nel loro percorso formativo. Della questione si parla da giorni tra gli aderenti alla neonata “Rete No green pass Valsusa”, all’interno della quale si è creato un “gruppo scuola” proprio per mettere a confronto le varie situazioni e provare ad intraprendere un’azione comune verso i dirigenti scolastici degli Istituti comprensivi del territorio.
«La questione non è “vaccino sì” o “vaccino no” - sottolinea Emanuela Favale in veste di genitore, facendosi portavoce del gruppo scuola della Rete No green pass Valsusa - fanno parte del gruppo anche persone vaccinate che però dissentono dal green pass quale strumento di controllo sociale e di discriminazione, sia come singoli individui, sia come membri a vario titolo della comunità scolastica. Tra noi ci sono sia genitori, sia personale docente e personale Ata che ora rischia la sospensione, o che si è già fatto sospendere, fino ai casi di insegnanti che nelle scorse settimane, dopo essersi regolarmente sottoposti al tampone, con esito negativo, non sono stati ammessi a scuola poiché si sono rifiutati di scaricare il green pass: hanno infatti esibito il certificato della farmacia che attesta la negatività, ma non è stato ritenuto valido».
Il livello della mobilitazione è ora destinato ad alzarsi: in questi giorni il “gruppo scuola” della Rete sta inviando alcune lettere ai dirigenti scolastici di tutti gli Istituti comprensivi della valle di Susa, da Avigliana fino a Oulx, per esternare perplessità e preoccupazione anche dal punto di vista didattico-educativo. «I bambini sono tra le categorie che negli ultimi 21 mesi più hanno patito le limitazioni imposte dalle misure di contenimento della pandemia - recita la missiva inviata mercoledì da un gruppo di genitori all’Istituto comprensivo di Avigliana, che si conclude chiedendo alla dirigente scolastica di fare tutto quanto in suo potere per assicurare la continuità e la serenità del personale - Riteniamo che il personale scolastico non vaccinato, pari attualmente al 5 per cento tra il personale docente e all’8 per cento tra il personale Ata su scala nazionale, non rappresenti un pericolo per la salute dei nostri figli. Reputiamo invece che il loro benessere e la buona riuscita del loro percorso di apprendimento verrebbero gravemente minacciati da un eventuale allontanamento degli insegnanti non vaccinati, in quanto questo minerebbe alcuni tra i pilastri fondamentali dell’esperienza scolastica, quali la relazione educativa tra docenti e alunni, la coesione del gruppo classe e l’alleanza educativa tra scuola e famiglia. Questi tre cardini dell’esperienza scolastica sono il frutto di un lavoro quotidiano e continuativo negli anni e perciò richiedono la stabilità e la forte motivazione del personale docente. I nostri figli hanno avuto la fortuna di incontrare un corpo docente preparato, affiatato e appassionato. Desideriamo solo che continuino con queste maestre l’ottimo percorso di crescita e di apprendimento che hanno intrapreso pochi mesi or sono e che la spiccata motivazione delle insegnanti non venga minata dalla forzata accettazione di un trattamento indesiderato».
In un’altra lettera che in questi giorni viene inviata a tutti i dirigenti scolastici valsusini, si sottolinea invece la preoccupazione «perché, indipendentemente dalla divergenza di opinioni, questo obbligo determina una forte contraddizione con il diritto fondamentale di ciascuno di esprimere un parere, un’opinione, quand’anche discordante da quella dei più... In un ordinamento in cui vige la libertà di opinione, di pensiero, di scelta, chi valuta di non sottoporsi al trattamento sanitario preventivo contro il Covid-19, esattamente come chi aderisce alla campagna vaccinale, se non esercita violenza e coercizione non commette alcun reato, né confligge con il tanto acclamato interesse collettivo, in quanto siamo tutti a conoscenza del fatto che nessuno dei farmaci vaccinali disponibili garantisce immunità». Anche se, va ricordato, i dati dimostrano come il vaccino assicuri una protezione molto elevata da terapie intensive e decessi.
«Che tipo di messaggio passerebbe ai nostri figli - proseguono - se permettessimo che i loro insegnanti venissero sospesi dall’insegnamento, interrompendo per altro un percorso educativo e didattico la cui continuità è stata già così fortemente minata negli ultimi due anni scolastici? Non abbiamo forse insegnato ai nostri figli ad assumersi la responsabilità delle proprie opinioni nel rispetto delle idee altrui? Ad accogliere e a non escludere? E adesso… Se alcuni docenti venissero allontanati dal loro ruolo per il fatto che in questo Paese, oggi, chi si permette di dissentire viene isolato e accusato, o peggio ancora professionalmente e socialmente escluso, che cosa abbiamo intenzione di raccontare ai nostri ragazzi? Che ci siamo sbagliati?».
La lettera si conclude con l’augurio che su questi pensieri possa nascere un sereno confronto con i vari Istituti: «Acconsentire all’allontanamento degli insegnanti che non vogliono sottostare ad un trattamento sanitario reso obbligatorio implica un silenzio-assenso a qualsiasi ulteriore provvedimento che potrebbe essere preso in futuro anche nei confronti dei nostri figli. Tutti noi potremmo trovarci in futuro nella stessa situazione in cui oggi si trova chi è sottoposto ad un obbligo che non può discutere. Pagare una multa per una violazione non ha lo stesso peso che rinunciare al proprio lavoro».
su Luna Nuova di venerdì 17 dicembre 2021
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