SPORT E VITA
05 Novembre 2024 - 00:13
Quando Matteo Marrese, classe 2004, all’inizio di questa stagione ha indossato per la prima volta la maglia del Susa Calcio, è scattato l’aggiornamento nelle dinastie del pallone: ora il cognome Marrese vanta tre generazioni con la stessa maglia, cosa non da tutti, cosa da pochi. Una rarità generazionale, un bel lavoro genetico: tutti mancini, tutti tifosi del Toro, tutti malati di calcio. In principio era Vincenzo Marrese, 17 ottobre 1933. Operaio nella vita, difensore in campo. Nato centravanti, gran fisico, fortissimo di testa. Ha giocato fino a 40 anni. Se n’è andato a 83 anni per un problema al cuore, il 2 maggio 2016. Il funerale si è svolto il 4 maggio, la data del Grande Torino.
Il capostipite dei Marrese giocava con una protezione di gommapiuma in testa, perché i palloni avevano cuciture che striavano la fronte. In allenamento, si metteva in porta e respingeva i tiri di testa. In un calcio dove i pericoli viaggiavano ad altezza caviglia, stare per aria non era una cattiva idea. I figli Fabrizio e Paolo, di colpi di testa non ne hanno mai voluto sapere. Forse perché gli bastavano i piedi...
su Luna Nuova di martedì 5 novembre 2024
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